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L'abito non fa il monaco...
Lo confesso, ho sempre avuto un debole per le donne giapponesi.. purtroppo non ho mai avuto modo di conoscerne una 'dal vivo', la mia passione per loro è di natura puramente 'chimerica' perchè nata e coltivata grazie al cinema e ai numerosi film ambientati in Giappone che ho visto.
Ed ovviamente non mi riferisco alla donna giapponese in genere, perchè naturalmente non sono tutte uguali, anche in Giappone esistono diversi esemplari di donna, un pò come dappertutto credo...
C'è il modello 'manga', una sorta di velina con bollenti pruriti adolescenziali, c'è il modello 'geisha', c'è il modello 'imperiale', donna austera con notevole propensione al comando, fredda e razionale nelle decisioni, estremamente rispettosa delle regole e dei principi morali e, naturalmente, non manca neanche l'onnipresente modello 'lombrico', donna viscida, stupida, invidiosa ed approfittatrice.
Ma quello che mi affascina maggiormente è il modello 'double face', donne plasmate con ferro e seta, altro che da una costola di Adamo.. perchè dietro un visino angelico, una carnagione pallida, quasi eterea, un'apparente innocenza, nascondono un impeto, una combattività ed una volontà di reagire che quando esplode diventa incontrollabile.
Come Yayoi, una delle 4 casalinghe, giovane, bellissima, moglie fedele e madre coscienziosa, che stanca di sopportare il comportamento depravato del marito, lo uccide, con fermezza, senza il minimo ripensamento o esitazione, ritenendo quella la giusta 'punizione' per un uomo che continuava a sperperare tutti i suoi risparmi nel gioco d'azzardo e con le prostitute, senza alcun rimorso e vergogna nei confronti della moglie e della famiglia (piccola precisazione: nel titolo del libro si parla di casalinghe, forse per mettere in risalto che si tratta di donne 'comuni', nella norma, che proprio tra le mura domestiche compiono gesti di un'efferatezza fuori dalla norma; ma in realtà svolgono un lavoro da operaie nel turno di notte in una fabbrica di prodotti alimentari.. definirle casalinghe mi sembra poco appropriato, soprattutto se paragonate alle 'casalinghe' disperate del mondo occidentale...)
Poi c'è Masako, la 'mente' del gruppo, razionale, calcolatrice, si presta sin da subito ad aiutare l'amica nell'occultamento del cadavere del marito scegliendo l'unico metodo più 'sicuro': farlo a pezzi e sparpagliarlo qua e là nei cassonetti della spazzatura della città.
Solo una donna come Masako avrebbe potuto accettare un simile 'lavoro'.. non lo fa per amicizia, non lo fa per Yayoi, ma lo fa per se stessa... perchè vede in quell'occasione una porta aperta verso un altro mondo, un'altra vita, la possibilità di rivincita verso il mondo che la circonda e che l'ha umiliata, costringendola ad abbandonare un lavoro in cui credeva, in cui era la migliore, ma in cui la sua intelligenza e le sue abilità urtavano l'orgoglio dei capi, uomini poco disposti a farsi prevaricare da una donna. Per questo Masako smette di lottare, si chiude in se stessa, isolandosi da tutto e da tutti, persino dalla sua famiglia.
Sin quando Yayoi non le chiede aiuto e lei accetta senza esitare; con la fredda razionalità che la contraddistingue, organizza tutto nei minimi dettagli, coinvolgendo nelle 'attività di smaltimento' le altre due protagoniste del romanzo, Kuniko e Yoshie, le più deboli ed inaffidabili, guidando le loro azioni con la sua acuita capacità di percezione e valutazione. Del mondo, ma non di sè.
Si tratta quindi di una storia tutta al femminile, quello dell'omicidio è quasi un pretesto che la scrittrice usa per offrire al lettore uno spaccato della vita e della condizione della donna nella società giapponese, un ambiente metropolitano inquinato nell'aria ma anche dentro, negli individui che lo popolano, ciascuno con un'ombra cupa, personale, che li tormenta, che nascondono all'esterno ma che si allunga e s'infittisce nel loro animo, fin quando non prende il sopravvento manifestando tutto il loro male di vivere.
E nelle donne da sempre costrette - per un retaggio culturale vecchio di secoli - ad un atteggiamento remissivo e di totale sottomissione all'uomo, questo disagio, questa solitudine interiore accompagnata dal desiderio lacerante di opporsi, di cambiar vita, di trovare una via d'uscita (da qui il titolo originale 'OUT' del romanzo, secondo me molto più appropriato), è ancora più marcato ed evidente.
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Commenti
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Grazie per la condivisione sui tuoi gusti in tema femminile...credo sia condivisibile con tanti maschietti...l'angelo e il diavolo insieme...che dici Vincenzo?
Pia