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Donna Tartt
DONNA TARTT
Questa donna è diventata nel 2014 una delle più famose scrittrici straniere in Italia, per la pubblicazione del suo “Il cardellino”, un romanzo veramente intrigante, oltre che scritto con grande maestria e grande controllo del mezzo espressivo… sia pure in traduzione italiana.
Eppure anche i romanzi precedenti, Dio di illusioni e Il piccolo amico, sono stati dei successi internazionali.
La caratteristica fondamentale di questa scrittrice sembra essere la sua lentezza: un libro ogni dieci anni, anziché, come spesso succede quando uno scrittore riesce a vendere più della media, uno ogni due-tre mesi o, almeno, uno all’anno. E’ una scrittrice riflessiva, che si documenta molto, che si perde spesso nella descrizione dei particolari, ma che non molla il lettore, lo tiene inchiodato alla vicenda narrata, lo affascina e lo avvince con le arti del giallista, senza averne le caratteristiche di essenzialità, ma anzi ampliando al massimo il numero dei personaggi, le digressioni narrative, le descrizioni, le citazioni colte. Sì, perché un’altra caratteristica è proprio l’ambientazione culturale dei romanzi. Il Cardellino è un quadro di un pittore fiammingo intorno al quale si snoda tutta la vicenda del romanzo; ma il richiamo all’arte e al culto del bello “antico” è un leit-motiv costante, che si contrappone alla triste e dura realtà della vita attuale, dove predominano il degrado fisico e spirituale.
Un altro aspetto particolare è che i protagonisti-narratori del primo e dell’ultimo romanzo (del secondo no) sono dei maschi. Quindi, abbiamo una scrittrice che si esprime attraverso un narratore dell’altro sesso, di cui sa interpretare efficacemente la psicologia. Insomma, leggendo i suoi romanzi non diresti che l’autore è una donna .. che poi proprio Donna si chiama!
Un motivo di fondo di tipo culturale si ritrova anche nel primo romanzo della Tartt, Dio di illusioni. Ma qui è la cultura classica e in particolare quella greco-antica ad ispirare il gruppo dei protagonisti, raccolti come una piccola élite intorno al professor Julian, un’illusoria divinità antica, che conduce i suoi allievi ad allontanarsi dalla vita reale, dalla piccola società del College, per provare sensazioni ed esperienze “antiche”. Il leader del gruppetto dei sei studenti di greco e latino è Henry, uno studente modello, che sa esprimersi correntemente nelle lingue morte e che condivide con il suo insegnante l’amore appassionato e straniante per la cultura classica. Un essere perfetto, un essere superiore, un superuomo quasi come il suo mentore, con cui, infatti, ha un rapporto di intima amicizia.
Eppure questo mondo rivela ben presto le sue crepe, i suoi lati oscuri, i suoi angosciosi e tragici risvolti. E la pur abietta realtà circostante – dove sembra che dominino alcool e stupefacenti vari – alla fine risulterà migliore del piccolo mondo dei giovani seguaci della classicità.
Ma, dopo averci tormentato con le angosciose vicende dei suoi personaggi per un numero elevatissimo di pagine (più seicento Dio di Illusioni, quasi novecento Il Cardellino), la scrittrice, nel primo romanzo, si preoccupa di riportarci nella normalità, di farci conoscere cos’è successo ad alcuni dei suoi personaggi (anche di quelli di cui non ce n’importa nulla) una volta diventati adulti, oppure (la nota inquietante) dopo la loro morte.