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Perché non ci fidiamo del nostro istinto?
"Uomini che odiano le donne" è il primo romanzo della celebre trilogia Millennium, pubblicata successivamente alla precoce scomparsa dell'autore svedese Stieg Larsson, avvenuta nel 2004 a soli 50 anni.
Questo romanzo ha rappresentato per me una svolta significativa nel mio altalenante (fino ad allora) rapporto con la letteratura.
Dopo aver letto qualsiasi cosa mi capitasse tra le mani durante l'infanzia e la prima adolescenza, negli ultimi anni del liceo mi sono inspiegabilmente allontanato dal magico mondo dei libri.
Fino a quando poco tempo fa, durante un'agognata pausa tra una lezione universitaria e l'altra, sono entrato quasi per caso, oserei dire in punta di piedi, in libreria.
Distrattamente, basandomi soltanto sull'enorme fama che aveva acquisito il testo (complice anche l'ottima trasposizione cinematografica targata David Fincher, con Daniel Craig e Rooney Mara), ho deciso di acquistarlo. Fiducioso che "una storia che vi terrà svegli fino all'alba", come recitava la copertina eccessivamente furba ed ammiccante, potesse risvegliarmi dal torpore letterario in cui navigavo.
La trama è a dir poco nota. Mikael Blomkvist, giornalista economico e direttore responsabile nonché fondatore del mensile d'inchiesta "Millennium", viene contattato da Henrik Vanger, anziano e potente industriale svedese. Henrik propone a Mikael di indagare sul caso della scomparsa della nipote prediletta, Harriet, avvenuta nel lontano 1966. Un mistero mai risolto. Sospetta che il colpevole sia da ricercare all'interno della cerchia familiare. “Si troverà ad indagare su ladri, avari, prepotenti. La più detestabile collezione di individui che lei abbia mai conosciuto: la mia famiglia”. Una sorta di enigma della camera chiusa.
Nel corso dell'indagine, il giornalista viene affiancato da Lisbeth Salander, abilissima hacker e ricercatrice dalla personalità tanto complessa e tormentata quanto magnetica.
Nel suo genere, considero "Uomini che odiano le donne" un vero e proprio gioiello. Un raro caso di bestseller di indubbia qualità letteraria.
La storia è affascinante, suggestiva, arricchita da una prosa avvolgente e capace di mantenere alta la tensione per ben 676 pagine. E con personaggi di notevole spessore e carisma.
In qualità di esperto conoscitore di organizzazioni neonaziste e da sempre in prima linea nella lotta per la difesa della libertà di parola e contro il razzismo (si noti, a tal proposito, la linea editoriale perseguita nella rivista trimestrale fondata da Larsson, Expo), l’autore avrebbe voluto creare una serie di dieci romanzi volti a mettere in luce i lati oscuri di una società, quella svedese, soltanto apparentemente perfetta. Approfondendo, in questo primo episodio, il tema della violenza sulle donne. Ecco quindi spiegata la tendenza ad iniziare ogni capitolo con alcune brevi statistiche riguardanti questa problematica. Come per ricordare al lettore che la trama è frutto della fantasia di Larsson, ma che la realtà sa essere altrettanto crudele.
Considerata la qualità dell'esordio e, presumo, dei successivi due romanzi, è un vero peccato che questo versatile autore non abbia avuto il tempo per completare il suo lodevole progetto.
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