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Il male riaffiora dopo vent'anni
Ellen ha paura dell’Uomo Nero.
Anche Lara ha paura dell’Uomo Nero.
A separare Ellen da Lara ci sono vent'anni di rimozione, una protezione dell’anima necessaria a mettere una toppa temporanea ad una sofferenza piombata dal cielo troppo presto, negli anni dell’innocenza.
Quando la dottoressa Ellen Roth, giovane psichiatra, si trova davanti al caso della donna senza nome chiusa nella stanza n.7 intuisce subito che c’è qualcosa di misterioso dietro alla sua storia e per questo decide di occuparsene con cura, soprattutto quando la donna scompare misteriosamente.
Inizia una serie di colpi di scena che incalzano a ritmo sostenuto misti a qualche elemento di forzatura a cui l’autore si appella per districare alcuni nodi altrimenti difficilmente solubili.
Il lettore attento riuscirà, attorno alla metà del romanzo, ad intuire la chiave di volta, quantomeno la natura della soluzione, ma nonostante ciò non mancherà di essere piacevolmente sorpreso da altri colpi di scena che completeranno e insaporiranno la storia.
La storia c’è, lo stile è asciutto e piuttosto semplice come ci si aspetta da un autore tedesco che peraltro scopro aver lavorato a contatto con pazienti psichiatrici in qualità di logopedista.
La narrazione scorre veloce proprio grazie allo stile semplice addizionato da una buona dose di colpi di scena e di qualcosa di perennemente sfuggente che si rivela nella sua ovvietà pian piano andando avanti con la lettura.
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