Dettagli Recensione
Mr. Mercedes
*** Attenzione, spoiler ***
Una volta chiuso il volume, non stupisce che questo libro abbia fatto storcere il naso a molti. Agli appassionati del King più classico sarà dispiaciuta la totale (o quasi) eliminazione del sovrannaturale in questa incursione nell’universo noir sottolineata dalla dedica a James M. Cain in esergo; i cultori di quest’ultimo genere saranno rimasti perplessi di fronte ad alcune svolte della trama francamente indifendibili (lasciando stare una storia d’amore inverosimile, come può un poliziotto esperto – seppur in pensione - come Bill Hodges intestardirsi a non chiamare i suoi ex colleghi rischiando una strage di innocenti?). Se si aggiunge, per il lettore italiano, una traduzione non particolarmente incisiva, tutto parrebbe congiurare per la seconda delusione consecutiva dopo ‘Doctor Sleep’ e invece il Re riesce nell’impresa di accentuare la sospensione d’incredulità costringendo a voltare le pagine sulle tracce di un’appassionante caccia all’uomo. Posto che il miglior King è ormai, con ogni probabilità, dietro le spalle, il libro in ogni caso funziona grazie anche a un classico del genere come il montaggio alternato tra i buoni e il cattivo (che ha il pregio, oltretutto, di non impancarsi a filosofo come troppi serial killer di fantasia) e a uno dell’autore come la costruzione di un piccolo gruppo eterogeneo, ma, a sorpresa, funzionale. Hodges langue a casa con strani pensieri per la testa quando viene stuzzicato da un assassino che non è riuscito a catturare: la pensata pare a quest’ultimo tra il divertente e il geniale, ma ben presto gli si rivolta contro perché l’ex detective azzanna l’osso e non lo molla più, specie quando viene ad aggiungersi un (non dichiarato) desiderio di vendetta. Con l’aiuto dell’assai (troppo) sveglio ragazzo di colore che gli taglia il prato e di una freak quarantenne che nel percorso passa da crisalide a forse farfalla, l’anziano detective riesce a fermare i piani dell’avversario malgrado l’atteggiamento incosciente di cui sopra: entrambi ne escono ammaccati, ma pronti a ricominciare perché il romanzo è il primo di una trilogia dedicata ai personaggi. Il che riduce anche lo spoiler contenuto nel paragrafo precedente, visto che il carattere seriale è conosciuto fin dall’inizio: anzi, il finale indovina la cadenza e sviluppa la giusta tensione per numerosi capitoli, affermazione che non si può fare per altri libri di uno scrittore che, è risaputo, ha nelle conclusioni il suo tallone d’Achille. La conoscenza, almeno a grandi linee, di ciò che succederà non va comunque a inficiare la scorrevolezza del racconto di cui King (che si autocita tra Pennywise e Christine) è riconosciuto maestro: intessendo la narrazione dei soliti, mille riferimenti alla vita quotidiana, il motore si avvia forse un po’ lento, ma, una volta riscaldatosi, procede implacabile facendo passare in secondo piano i difetti di assemblaggio.