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Giustizia privata
Attenti bimbi, attenti, arriva l’uomo nero. E se l’uomo in questione, al posto di essere nero fosse bianco? E se al posto di una bimba bianca come il latte ce ne fosse una color cioccolato?
In una cittadina del Mississippi, in un solo pomeriggio, viene violentata ripetutamente Tonya, una bambina di dieci anni, da due ragazzi bianchi sotto l’effetto di droga e alcool (e un’altissima dose di cattiveria insita nel dna). La usano come una bambola di pezza, le urinano addosso, la picchiano, la prendono a calci in bocca rompendole la mascella, la macellano all’interno rendendola sterile, per concludere il gioco tentano di impiccarla ad un albero. Non vi riescono per cause indipendenti dalla loro volontà. Nel volgere di poche ore, le porte del carcere si aprono. Tonya, intanto, lotta tra la vita e la morte. Il processo per stupro e tentato omicidio è immediato. Loro si dichiarano innocenti.
Un uomo seduto in prima fila attende il momento propizio per vendicarsi. Un padre addolorato, accecato dall’odio per lo stato attuale della figlia è un padre potenzialmente (e giustamente) pericoloso. La giustizia privata è per i fuorilegge, toccherà all’avv. Jack Brigance far assolvere il proprio assistito dalla grave imputazione. Un padre che si trova tra le braccia la propria bambina praticamente morta a causa di una coppia di disgraziati fuori di testa, è un padre perseguibile? Ce la farà Jack a dipingere il suo cliente come il buon vendicatore?
Un legal thriller interessante e avvincente. Oltre ad essere presenti dettagli e spiegazioni del processo penale, immancabili nelle opere dell’autore, oltre alle descrizioni fisiche ed ambientali sempre minuziose, troviamo anche il tema razziale ad arricchire la trama. Da una parte i neri e dall’altra i bianchi, quelli multirazziali e quelli fedeli al Ku Klux Klan. Già, avete capito bene signori miei, proprio quello. Alla fine Grisham ci lascia l’immagine di un’America dove tutto ancora può accadere.
Il finale non è pienamente soddisfacente poiché lascia nel dimenticatoio un paio di comparse e di fatti che meritano anche loro la parola fine.
Le pagine sono molte ma scorrono serenamente, uno stile semplice ma curato che invoglia la lettura.
Concludendo, il miglior Grisham letto finora.
“Mi piacciono i processi penali, i grandi processi dove è in gioco una vita e la pressione è così grande che la si vede nell’aria, dove l’aula è stracolma e i controlli di sicurezza rigorosi, dove metà dei presenti odia l’imputato e i suoi avvocati e l’altra metà prega perché se la cavi”.
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