Dettagli Recensione
Un sanguinario yuppie.
Che cosa vi viene in mente alla parola "Yuppies"? Si, è vero, anche il film anni 90 con Jerry Calà, Ezio Greggio e compagnia cantante, ma qui siamo negli anni 80 e a New York, periodo e patria degli yuppies originali. Il protagonista del nostro romanzo è Patrick Bateman, prototipo dello yuppie per eccellenza: giovane, ricco, bello, viziato, rampollo di una delle famiglie più ricche di New York e che lavora appunto nella società finanziaria di famiglia. Pat da vero yuppie passa le sue giornate frequentando locali alla moda e super costosi, acquistando abiti firmati, andando in palestra per mantenere il suo corpo al top, usando creme e cosmetici per levigare e rendere lucente la sua pelle, e criticando aspramente tutti quelli che non fanno la sua vita (in realtà critica anche chi è al suo livello economico, d'altra parte deve primeggiare). Sono gli anni 80, l'America è ricca e il benessere va mostrato, ostentare non è peccato, anzi, è quasi un dovere, apparire è il nuovo essere. Sei quello che mostri. E Pat così fa, si circonda di belle donne, macchine di lusso, e locali alla moda. C'è solo una cosa che non va: Patrick è anche un serial killer. Si, avete capito bene, Pat è pervaso da un istinto omicida che quotidianamente lo porta non solo a desiderare di uccidere, ma a farlo proprio in maniera pratica, inizialmente con persone sul gradino più basso della scala sociale, come barboni o prostitute, in seguito anche con suoi colleghi o ragazze che aveva conosciuto in un locale la sera prima. Ellis in questo romanzo è bravissimo a mischiare ironia a scene macabre (a tratti veramente forti e forse eccessive...), rendendo al massimo l'indifferenza del protagonista verso le vite altrui, Pat infatti da molta più importanza all'abito firmato Gucci che si sporca di sangue piuttosto che al passante gay accoltellato a morte, d'altra parte quella vita serve al suo divertimento e a nient'altro. Ho visto anche il film omonimo con Christian Bale (molto più censurato) ma credo che lì venga dato troppo risalto allo sfarzo e all'ironia, si perde invece il messaggio che Ellis vuole dare e cioè l'eccesso di materialità e il completo disinteresse per i sentimenti umani, fino a considerare la vita e la morte come un puro divertimento, lo dice anche nelle ultime pagine il protagonista quando in un lungo monologo nichilista dopo aver affermato che l'amore è dispiacere, la giustizia non esiste e cose simili finisce dicendo "quello che conta è la superficie, solo la superficie". Anche lo stile è impeccabile, chiaro, scorrevole, brillanti le continue descrizioni di abiti, scarpe, borse e outfit in generale di ogni singolo personaggio proprio a dare importanza al valore di ogni pezzo, come se ogni uomo fosse il totale di quello che indossa, e dall'altra parte, anche le scene cruente sono raccontate nei piccoli particolari, organi strappati a morsi, tagli, asportazioni, torture, tutto per semplice passatempo. Veramente un ottimo romanzo, scritto bene, divertente, originale e dal profondo significato, abbiamo superato gli anni 80, gli Yuppies non esistono più (forse?) ma probabilmente il materialismo è ancora parte integrante della nostra società.