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Spirito dionisiaco
I campus universitari americani sono l’ambizione di molti giovani statunitensi e non. Ci sono poi i campus famosi per antonomasia dove l’accesso è difficoltoso in quanto richiede una rigida selezione. Il romanzo della Tartt descrive le vicissitudini in un esclusivo e raffinato campus del Vermont da parte di un gruppo formato da cinque ragazzi, provenienti da famiglie benestanti, ai quali si associa, in maniera non immediata, uno studente californiano di modeste origini. Il gruppo di studenti, che sono iscritti a un particolare corso sulla lingua e letteratura greca antica, costituisce l’elite dell’ateneo e hanno come mentore un eccentrico professore di greco antico, che insegna al di fuori delle regole accademiche stereotipate incoraggiando la libertà di espressione in tutti i suoi aspetti.
La descrizione di ogni studente, costituente la cerchia ristretta ammessa alla frequenza di tale corso, è dettagliata con dovizia di particolari caratteriali. Lo studio profondo della letteratura classica greca va, quindi, al di là dei libri di testo e abbraccia eccessi e illusioni, quale risultanza di quella libertà di espressione sponsorizzata dal mentore, che comportano una vita che si dissocia dalla realtà e cerca di insinuarsi nei miti di cui la cultura classica è ricca.
Ma questo atteggiamento di vita fuori dagli schemi nasconde malsani segreti all’interno del gruppo i cui componenti vivono in maniera simbiotica e in dipendenza psicologica uno dall’altro. Questa pseudo-amicizia si innalza sempre di più verso i sentieri scoscesi e tortuosi dell’anima fino ad arrivare a conseguenze estreme…
Un romanzo, non da definire “giallo” bensì “tragico”, che ci fa ricordare come genio e sregolatezza siano quasi sempre collegati in modo deleterio.