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Forse
Scritto nel 1993,"Il morbo di Haggard",precede di tre anni la pubblicazione di "Follia" e,tutti e due i romanzi raccontano "storie d'amore catastrofiche contraddistinte da ossessione sessuale"(1).
Nel primo di questi due scritti,la dimestichezza dell'autore con la scienza medica,gli permette di indagare su una ipotetica disfunzione neuroghiandolare della quale FORSE è affetto James Waughan.
Costui è figlio dell'amante ormai deceduta del dottor Haggard,voce narrante del romanzo.
A causa di questo raro disordine endocrino (sindrome di Frohlich),il giovane James mostrerebbe agli occhi del medico,vari caratteri di femminilismo.
Abbiamo detto FORSE,perchè l'autore è molto abile a confondere le carte,facendo intravvedere nel corso della narrazione le più disparate ipotesi.
Prima di tutto c'è il diniego dell'interessato che "con un lampo di rabbia negli occhi" dice "Senta ,dottore, non parliamone più,d'accordo? Io sto benissimo,ha capito?" (2).Poi c'è l'ambiguità del dottore stesso che,per esempio,viene accusato di comportarsi "come una scolaretta" da una sua paziente e,viene deriso dagli amici del giovane che "shignazzano" quando uno di questi "tutto una mossetta" gli chiede con "un ammicco":"Le andrebbe di visitarmi dottore" (3).
Infine le ultime pagine di questa morbosa storia ,vedono Haggard circolare ovunque con una pelliccia nera di foggia femminile,simile ad una appartenuta alla sua amante morta.
Altra ipotesi suggerita è quella della trasfigurazione della madre nel figlio,anzi "nel passaggio del suo spirito nel suo corpo"(4),medita il medico in una notte insonne.Ma già al mattino quella eventualità è scartata da un'altra convinzione:"...più facile che si trattasse di immaginazione morbosa,ossessioni erotiche aggravate dalla morfina(di cui egli fa uso)".(5).
Un'altra caratteristica di questa storia maledetta che mi ha colpito,è la capacità dell'autore di fare corrispondere il mondo esterno con il mondo interiore, descrivendo diverse situazioni in cui il mare, la pioggia,il vento,gli scorci urbani,i sentimenti,le passioni e le allucinazioni si fondono in altrettanti paesaggi interiori ed esteriori ad un tempo.
Mi ha convinto meno il metodo narrativo,caratterizzato da una forma di colloquio alquanto improbabile, fra uno (il dottore) che parla sempre e un'altro (il giovane) che ascolta solo, dando oltretutto al lettore la spiacevole sensazione di chi vi assiste senza essere stato espressamente invitato a farlo.
(1)- Citazione da "Follia"
(2,3,4,5)- Citazioni da "Il morbo di Haggard"
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Commenti
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Hai reso tutta l'ambiguità che sembra trasparire dal libro e che, per quanto dici, tocca e oltrepassa il morboso.
Bravo.