Dettagli Recensione

 
La bambina che amava Tom Gordon
 
La bambina che amava Tom Gordon 2014-09-24 12:20:05 Donnie*Darko
Voto medio 
 
2.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
3.0
Donnie*Darko Opinione inserita da Donnie*Darko    24 Settembre, 2014
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Trisha la coraggiosa

Povera Trisha, ha solo nove anni e si è perduta in un' intricata foresta sui monti Appalachi. Un minuto prima si sorbisce i litigi tra madre e fratello mentre fantastica sul suo mito, il giocatore di baseball Tom Gordon, e il minuto dopo si trova perduta, spaventata, attorniata da rumori, ombre e da una presenza inquietante che non è frutto della sua immaginazione. Infafti, le carcasse di animale sparse tra la fitta vegetazione, denotano la presenza di qualcosa di tutt'altro che mansueto.
Una fiaba nera per Stephen King che da questo momento in poi vivrà qualche anno di evidente declino; in questo breve romanzo si accendono all'unisono le preoccupanti spie già ravvisabili in alcune delle opere precedenti, a confermare che il serbatoio dell' ispirazione è quasi prosciugato. In effetti qui il Re del Brivido gioca facile, utilizzando una paura atavica come interessante spunto di partenza per poi svilupparlo senza memorabili acuti. La parte centrale è la meno riuscita, poco coinvolgente, statica, priva di elementi catalizzanti nonostante lo stile semplice e diretto a tentar di tenere desto il ritmo. Le continue descrizioni e un'infinità di tempi morti smorzano il fascino delle sporadiche intuizioni felici.
King sfrutta male il senso di minaccia incarnato dalla creatura misteriosa, sicuramente uno dei "mostri" meno riusciti della sua onoratissima collezione.
E' evidente lo sforzo di contaminare l'avventura di Trisha con influenze inerenti il romanzo di formazione; il passaggio dall'età infantile a quella adolescenziale con il bosco metafora di un mondo per lo più sconosciuto da doversi di colpo affrontare in solitaria è sintomatico di un momento spesso terrorizzante.
Da non sottovalutare la situazione famigliare, ovvero prima fonte di disagio: genitori separati e il conflittuale rapporto vissuto tra le persone a lei più care ne definiscono una psicologia che King coglie bene, una bambina spaventata ma abituata alle difficoltà e conscia di una realtà fatta di molteplici sfaccettature, il più delle volte per nulla rassicuranti.
Restano dubbi su alcuni momenti davvero improbabili con l'autore avviluppato dal fiabesco a ideare snodi in attrito con la drammaticità richiesta.
Finale deludente e affrettato, ma non è una novità vista la tendenza dell'autore notoriamente a disagio nelle chiusure anche quando in forma smagliante.
Figurarsi in un'opera minore come questa.

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Commenti

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Mian88
24 Settembre, 2014
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Concordo con te Alessandro, i presupposti di quest'opera erano buoni ma troppe sono le lacune e le falle nella narrazione spesso troppo statica, lenta e direi anche farraginosa. Mi dispiace per King ma concordo con te anche sul finale, non ho letto tutte le sue opere ma tra quelle che ho avuto modo di spulciare, non è la prima volta che mi lascia "insoddisfatta" nelle conclusioni, in un romanzo poi a cui egli stesso non ha trasmesso il suo trade mark difficile era prospettare un epilogo migliore.
Bel commento!! Buona serata :)
In risposta ad un precedente commento
Donnie*Darko
25 Settembre, 2014
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Grazie Maria :)
Guarda, dopo di questo ( a mio modesto parere) è entrato in una fase negativa culminata con porcate improponibili. Buick 8, La storia di Lisey, Colorado Kid... ti prego, se non li hai letti stanne lontana :D
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