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Uno spaccato della società Vittoriana
Ai tempi d'oggi un colpo pari a quello descritto in questo romanzo non sarebbe probabilmente possibile, invece a metà '800, nell'Inghilterra Vittoriana, la maestria e l'ingegno di Edward Pierce riuscirono ad ideare ed attuare quello che per molto tempo costituì argomento di discussione dai più eleganti salotti alle più basse bettole del Paese.
E parliamo di una storia realmente accaduta!
Nonostante ciò non si perde mai la sensazione di leggere un romanzo e non certo il rapporto freddo di una sequenza di fatti.
Ma a dare a questa storia un tocco di personalità che la rende un ibrido tra un giallo ed un romanzo storico è la sapiente analisi dell'età Vittoriana che l'autore ci regala.
Sono infatti tante le digressioni storiche che intervallano la normale narrazione degli eventi e che spiegano usi e costumi di quella particolarissima epoca alleggerendo dunque la lettura.
La descrizione è fatta così bene che immergersi nel contesto descritto è facile e piacevole quasi avvertendone i suoni, i profumi, i colori.
L'autore si sofferma anche a spiegare il significato di alcuni termini usati in quel tempo per descrivere degli attrezzi o delle attività legati al mondo criminale.
Quello che più lascia straniti è che a compiere l'atto del furto di lingotti d'oro destinati alle paghe dei soldati Inglesi impegnati in Crimea non troviamo il classico delinquente ignorante e di basso rango, bensì un benestante Signorotto alto-borghese.
Ma come detto all'inizio, questo è un colpo per pochi, dove l'astuzia e l'intelligenza prevalgono rispetto al mero bisogno di denaro.
Un finale a sorpresa che esalta ancor più le doti del nostro ladro gentiluomo verso il quale non possiamo non provare un po' di ammirazione.