Dettagli Recensione
Colorado Kid.
La ventiduenne Stephanie McCann è fresca di studi quando approda per la prima volta in una minuscola isoletta del Maine per dedicarsi ad uno stage di 4 mesi presso “L’islander” il giornale locale. I due veterani e longevi proprietari della rivista, Vince Teague e Dave Bowie, conoscono ogni segreto dell’isola ma difficilmente ne fanno parola con qualcuno. Nello specifico i due uomini sono stati testimoni diretti di un misterioso episodio del passato, un fatto che a distanza di 25 anni fa ancora gola ai più quotati giornali americani.
Un quarto di secolo prima il cadavere di uno sconosciuto ed inizialmente anonimo uomo era stato rinvenuto nei pressi della spiaggia da due ragazzi diretti a scuola. Nessuno sa come e perché sia morto Colorado Kid. Che sia stato vittima di un omicidio? Che la sua sia stata una morte accidentale? Alcun indizio segue una linea “retta”, non esiste un movente, i tempi sono impossibili e quei pochi elementi a disposizione delle indagini sono assurdi e non concatenabili tra loro.
Il dialogo è la forza del romanzo. Questo si estende per circa 173 pagine come un fiume in piena; la storia viene narrata dall’inizio alla fine senza interruzioni in quello che è l’arco di un pomeriggio. Tra ironia e lezioni da imparare, perché non c’è cosa più bella di insegnare a chi vuol apprendere, Steffy si ritrova completamente coinvolta in una vicenda sempre più indecifrabile e coinvolgente necessaria non solo a conoscere i segreti di quella piccola landa ma anche l’arte del giornalismo.
Non esiste una via di mezzo per questo racconto: o si ama o si odia. King per scriverlo ha tratto ispirazione da un ritaglio di giornale recapitatogli dall’amico Scott e per chi è abituato a leggere le sue opere può rappresentare una sorta di tradimento visto che l’autore sceglie volontariamente di non dare una soluzione a quello che ha narrato non perché non avesse spiegazioni da offrire bensì, come spiega nella postfazione, perché è stato attratto dal mistero, unica ragione che giorno dopo giorno lo ha fatto tornare al lavoro con la storia. Per i moderni uomini la parola mistero non ha più lo stesso significato di un tempo poiché la calamita che manda avanti l’umanità è la parola realtà (da dove veniamo, chi eravamo, chi saremo etc.), da qui la scelta di focalizzare l’attenzione sul primo elemento.
Vi lascio con alcune sue parole:
“[..] ma proprio forse, è la bellezza del mistero a consentirci di vivere sani di mente mentre pilotiamo il nostro fragile corpo nella gara di demolizione che è il nostro mondo. Non ci passa mai il desiderio di toccare le luci nel cielo e non ci passa mai la voglia di sapere da dove venisse Colorado Kid (il mondo è pieno di Colorado Kid). Volere potrebbe essere meglio che sapere. [..]”
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Grazie di aver letto la mia recensione e di aver dedicato la tua riflessione al mio pensiero.
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