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I costruttori di cattedrali
A Ken Follett bisogna riconoscere una straordinaria capacità di costruire storie, anche di genere diverso, che avvincono in modo quasi irresistibile il lettore.
Questo non vuol dire che ci troviamo di fronte a uno scrittore di notevolissimo livello, perché in campo letterario, almeno fino a ora, non è riuscito a dire nulla di concretamente nuovo; è invece capace di confezionare romanzi che, per sviluppo della trama, per ambientazione e per fluidità della narrazione, sono in grado di suscitare l’interesse dei lettori. In questo ambito, che potremmo definire anche commerciale, è forse ancor oggi insuperabile, anche se con il passare del tempo la fantasia inizia ad annacquarsi e si perde l’originale bellezza delle sue prime opere, fra le quali, secondo me, svettano La cruna dell’ago e I pilastri della terra. Si tratta di due romanzi ambientati in epoche assolutamente differenti e che mostrano indubbie qualità che li fanno emergere, dando loro una dignità di romanzi non solo di svago.
In particolare mi è molto caro I pilastri della terra, questa storia di costruttori di cattedrali gotiche inserita nelle lotte di successione al trono inglese, un vero e proprio affresco d’epoca che riesce a ricreare verosimilmente un periodo che va dal 1123 al 1174.
Più che un romanzo storico lo definirei un’opera di ambientazione storica, poiché l’edificazione della cattedrale di Kingsbridge è viziata dal fatto che questa località non è mai esistita.
Sullo sfondo di un’epoca particolarmente turbolenta per l’Inghilterra, iniziata con la morte per annegamento del legittimo erede al trono inglese e conclusasi con l’assassinio dell’Arcivescovo di Canterbury Thomas Becket, si snodano le diverse vicende che hanno per protagonisti personaggi sì di fantasia, ma notevolmente veritieri.
Sarebbe troppo lungo scriverne un breve sunto, ma comunque non lo farei, anche perché la lettura de I pilastri della terra è presupposto indispensabile per quella di Mondo senza fine, uscito nel 2007 e che di fatto ne costituisce il seguito.
Ambientazione attenta, fine disegno del profilo psicologico dei non pochi personaggi, una struttura narrativa ricca di intermezzi descrittivi di alta qualità di stampo quasi manzoniano, una scrittura asciutta e immediata che rende inevitabilmente partecipe il lettore sono le caratteristiche più salienti di quest’opera, ma aggiungo anche che è una fonte preziosa per comprendere lo scontro che in pieno medio evo si sviluppa fra una nobiltà tesa a difendere solo i propri privilegi e la nascente borghesia mercantile, sviluppata soprattutto nelle grandi città, che sogna un mondo nuovo e soprattutto privo degli anacronistici oneri del feudalesimo.
E’ un romanzo, quindi, in grado di offrire anche un percorso storico per comprendere la stratificazione sociale di un’epoca spesso a torto ritenuta di oscurantismo.
Ne consiglio senz’altro la lettura.