Dettagli Recensione
Doctor Sleep
Innanzitutto, va detto che, a differenza di quanto strombazza la pubblicità, questo non si può definire il seguito di ‘Shining’: è un libro in cui incontriamo di nuovo alcuni personaggi di quel capolavoro - agli effetti pratici, il solo Dan Torrance ormai diventato adulto – che si ritrovano a vivere un’avventura assai diversa per atmosfera, sviluppo e persino tono narrativo. Il fatto in sé non è nè positivo, né negativo, anche se magari qualche lettore, visto lo strillo suddetto, potrebbe risentirsene: l’importante è che la storia costruita attorno alla ‘luccicanza’ del protagonista (dei protagonisti) funzioni. Purtroppo non sempre è così e forse sta anche qui la spiegazione del ritardo dell’uscita statunitense dovuta a un severo editing (ammesso dall’autore nella postfazione): il libro finisce per procedere a strappi, con alcune sezioni riuscite e parecchio inquietanti a cui si alternano pagine in cui la tensione cala in modo sensibile. Al posto della claustrofobica compattezza del romanzo originario, in cui un orrore senza forma prende lentamente vita impadronendosi di un Jack Torrance che ci mette del suo, qui si gioca a carte scoperte sin dall’inizio grazie a quel Vero Nodo che è, con ogni probabilità, uno dei gruppi di ‘cattivi’ più sgangherati messi insieme dall’autore del Maine: dopo un feroce inizio, i capitoli meno interessanti risultano essere quasi tutti quelli loro dedicati perché, presuntuosi e disorganizzati, sembrano far di tutto per farsi spazzar via dalla faccia della Terra (e la loro paura di volare finisce con il tornar troppo comoda a chi li combatte). Sarà forse per questo che i ‘buoni’ possono portare tutti quanti a casa la pelle, compresi coloro che danno l’impressione di essere destinati alla dipartita come l’anziano Billy: una scelta un po’ controcorrente rispetto alla tradizione che priva il romanzo di ulteriori elementi di tensione. A capo di tali truppe del bene stanno la ragazzina Abra – non simpaticissima, in fondo un fatto positivo, in relazione alla quale può brillare una specialità riconosciuta della ditta come la descrizione delle tensioni tra genitori e figli – e, ovviamente, il redivivo Dan, appena uscito da una lunghissima dipendenza dall’alcool utilizzato per smorzare la presenza di un ‘dono’ mentale spesso scomodo: un uomo che ha toccato il fondo (si porta a spasso per tutto il libro una colpa di cui riesce a liberarsi solo alla fine) e arriva a riscattarsi già forse prima dell’epica lotta finale. Un classico fra i classici, si direbbe, ma va anche ricordato che non è dato sapere quanto ci sia di autobiografico nella tendenza ad alzare il gomito del personaggio (e del padre) come indica un altro passo delle considerazioni finali dello scrittore. Anche al netto del confronto con l’illustre capostipite, le oltre cinquecento pagine di ‘Doctor Sleep’ rimangono così a metà del guado, senza deludere davvero, ma anche coinvolgendo assai meno del previsto: salvate dalla scorrevolezza della scrittura e dagli sprazzi di classe comunque presenti in un buon numero, scivolano via in una lettura estiva di poco impegno che si piazza a distanza notevolissima dalle opere migliori del loro autore e pure al disotto della media complessiva. Rimane da aggiungere una piccola nota di dubbio sulla traduzione. Quando vengono citati luoghi tipicamente statunitensi (ad esempio le catene di supermercati) nel testo è inserita una più o meno breve spiegazione; siccome pare improbabile che tali chiarimenti siano presenti anche nel testo originale, dal punto di vista stilistico sarebbe risultato meglio inserirle come note a pie’ di pagina.