Dettagli Recensione
Un ottimo stile che perde il suo raffinato valore
"La verità sul caso Harry Quebert” è un romanzo giallo di Joël Dicker scritto nel 2012. E’ ambientato nel 2008 e si incentra sul rapporto tra Marcus Goldman, giovane scrittore di successo, e il suo vecchio insegnante di letteratura, Harry Quebert, personalità universalmente apprezzata e omaggiata in tutto il mondo.
Il romanzo è formato da un prologo e un epilogo e da tre parti centrali, suddivise in 31 capitoli, introdotti a loro volta da un particolare consiglio che il grande Harry Quebert dà al proprio allievo Marcus, sia in ambito lavorativo che in ambito personale: Marcus, infatti, è attanagliato da due grandi problemi, cioè la solitudine e il cosiddetto “blocco dello scrittore”, che rischia di portarlo al fallimento e alla violazione del contratto con la sua casa editrice. Per far fronte a questi problemi, dunque, decide di trasferirsi ad Aurora, una cittadina del New Hampshire, dove Harry Quebert ha trovato da tempo la pace dalla sua popolarità nella grande villa di Goose Cove.
Proprio quando sembra andare tutto per il verso giusto, però, Marcus Goldman viene a conoscenza di un evento che sconvolgerà - oltre che lui - il mondo intero: il ritrovamento del cadavere di Nola Kellergan, scomparsa nel 1973, nel giardino della villa di Harry Quebert.
Il famoso scrittore viene subito trasferito in carcere dopo aver ammesso di aver avuto, proprio in quegli anni, una storia d’amore con la piccola quindicenne, proprio quando l’allora trentenne professore dell’Università aveva pubblicato il suo grandissimo successo, “L’origine del male”.
Marcus, quindi, convinto dell’innocenza più volte ribadita da Quebert, comincia ad indagare sul caso, rispolverando tutti i misteri e gli intrighi della piccola cittadina di Aurora, scoprendo così numerose ambiguità tra i vari abitanti, che avevano sempre mostrato calore sia nei confronti della piccola Nola Kellergan che del famoso scrittore Quebert.
Allo scrittore Joël Dicker, bisogna riconoscere una grande immaginazione che si articola bene nel corso del romanzo ma che scema un po’ negli ultimi capitoli, cosa che è piuttosto frequente, purtroppo, nei libri dotati di così numerose pagine. Fortunatamente, però, la lettura risulta molto scorrevole grazie all’estrema semplicità con cui vengono raccontati gli eventi e con cui viene espressa l’immensa preoccupazione del protagonista Marcus, sommerso dalla popolarità e assolutamente crogiolato nell’illusione che essa duri per sempre.
La storia del caso, insieme a tutte le scoperte che il protagonista fa nel corso del racconto, viene via via arricchita da numerosi flashback, testimonianze, appunti, trafiletti di quotidiani e riflessioni al punto che il libro si trasforma in un vero e proprio “tavolo di lavoro” di un investigatore. Questo, quindi, fa sì che raramente il lettore tralasci dei particolari, che vengono sempre avvalorati e sfruttati fino alla fine.
Come spesso accade per i gialli, però, la critica è ragionevolmente divisa a causa di alcune cadute di originalità nel corso della narrazione, che al lettore non sembra concludersi mai, quasi come se lo scrittore si fosse affezionato al romanzo e non trovasse un modo per concluderlo, arricchendolo al contrario di ovvietà scontate che hanno il solo ruolo di far raggiungere le 800 pagine al libro.
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