Dettagli Recensione
Un inferno deludente.
"La Psichiatra" di Wulf Dorn rappresenta, invece, uno di quei romanzi tristissimi. Deludente quanto mai, in molti tratti assai banale e dal finale scontato. Che dico, di più! Scontato è riduttivo.
Premetto che non sono proprio un'esperta del genere, in quanto ho letto pochi psico-thriller, ma questo mi aveva incuriosita. Avevo letto diverse recensioni positive e molte delle persone che conosco - e che hanno letto il romanzo in questione - lo consigliavano perché "ti entra dentro, sin nelle viscere".
Ammetto che mi attirava l'idea di questo "Uomo Nero", anche se davo già per certo che nella trama ci fosse la storia di un abuso.
La lettura, in sé, è scorrevole e piacevole. Il libro, cioè, è scritto bene e si legge in un paio di giorni. Anche la trama sembrava avvincente... Tuttavia, a metà circa della mia lettura, davo già per certo che la paziente senza nome fosse un'invenzione, che il compagno della protagonista in realtà non fosse in vacanza e che l'amico, Mark, in realtà era solo uno di quei personaggi catapultati in una realtà distorta, frutto di una mente non proprio "sana".
Fondamentalmente, la storia c'è. Il trauma seguito a una violenza, la rimozione di quell'episodio... Ma è qui che doveva inserirsi uno sviluppo più avvincente della storia. Peccato però che a metà lettura circa si intuisca tutto.
Certo, non mancano gli spunti per una riflessione. Dall'abuso subito da bambina alla rimozione, dai tentativi di ricostruire la propria vita lasciando tutto alle proprie spalle all'evento scatenante (banalmente ricostruito alla fine del romanzo), la follia che ne deriva...
Sicuramente l'autore ha tentato di condurci nell'inferno che Ellen Roth/Lara Baumann ha vissuto e rivissuto ma... Non credo ci sia riuscito. Personalmente, il personaggio chiave della storia, la dott.ssa Roth, non riesce a coinvolgere. Non sono riuscita a immedesimarmi. Sono rimasta una semplice spettatrice che giocava a indovinare le prossime mosse, la prossima scena (e che c'azzeccava sempre!).
Diciamo che essendo il primo libro di Wulf Dorn che leggo, ho deciso di dargli un'altra possibilità... Chissà, magari con qualche altro romanzo andrà meglio. Ma questo, proprio no. Mi ha delusa parecchio.
E' una lettura che consiglierei non per la trama in sé, ma per il fatto di esser scorrevole e poco impegnativa. Una lettura d'ombrellone, ecco. Ma se siete alla ricerca di qualcosa di veramente coinvolgente, direi di lasciar perdere e cercare altro :)
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diciamo che il volergli dare un'altra possibilità ti ha forse resa magnanima ;)
Non ho nulla da rimproverare all'autore sulla scrittura in sé - difatti la lettura risulta scorrevole e perché no, piacevole - ma forse andava sviluppata in maniera migliore la trama. E' come se mancasse "quel certo non so che"...
La lettura, come dicevo, non è di quelle che vuoi abbandonare immediatamente, perché nel momento in cui sospetti di un personaggio vuoi comunque vedere se hai ragione o meno, se ciò che hai percepito è quello che leggerai poche pagine più avanti oppure se l'autore è stato bravo a deviarti, facendoti credere altro.
Secondo me Dorn non è riuscito in questo. Ha lasciato tanti indizi che a poco a poco hanno fatto capire tutto... facendo arrivare il lettore alla conclusione ancor prima di esser giunto alla fine del romanzo.
Intendo dare un'altra possibilità all'autore proprio perché "c'era quasi". Se avesse approfondito di più, aggiunto qualche "colpo di scena" e tolto qualche "indizio" probabilmente avrei dato un punteggio alto per ogni voce. Del resto, non mi sono sentita di dire che è un romanzo pessimo, che non va letto, solo perché io l'ho trovato a tratti scontato, banale e soprattutto deludente. A moltissime persone è piaciuto. C'è chi lo ha trovato "divino", chi "superbo"... Personalmente, la ritengo una lettura da spiaggia. Nient'altro.
Parere mio, ovviamente :)
Era la mia seconda possibilità a Dorn, ma siamo caduti di male in peggio. :)
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