Dettagli Recensione
Pessimo
Sembra che Deaver non abbia mai letto un libro né di Fleming, né dei suoi successori (ad esclusione forse, di una breve sfogliata di Faulks): Lo stile è molto diverso dagli altri suoi libri, poiché ha scelto di abbandonare il carattere noir in cui eccelle, per raccontare le scene di un film, senza cura per i dettagli se non ciò che concerne i brand di oggetti ed automobili. Una simile attenzione per il ciarpame letterario, me la aspetterei da Moccia, non da uno scrittore che ha l'onore e l'onere di scrivere un'avventura di 007. Inoltre, essendo questo un libro per appassionati e non necessariamente un best seller alla portata di tutti, non dovrebbe essere scritto con tanta superficialità, mischiando un ritmo pseudo frenetico (che di ritmo ne ha ben poco), con una sua personale interpretazione del personaggio. Questa è l'altra grande nota dolente del libro: è come se Deaver non avesse mai letto lo 007 di Fleming, nè avesse mai visto un film con Connery o Brosnan. Oltre all'onnipresente maniacalità per le marche e l'assenza della descrizione delle emozioni e delle percezioni del personaggio, Deaver pecca di presunzione, dando a 007 una personalità che non gli appartiene: già dalle prime battute, J B risulta più simile ad un agente giovane e affamato di gloria più che ad un uomo maturo e segnato dalla sua storia, nonché un uomo senza il buon gusto che ha caratterizzato le interpretazioni precedenti. Oltre al fatto che 007 non veste Canali, non indossa certi Rolex (se non nessuno) e non esiste che guidi una Bentley (una continental GT, come se fosse un gangster coi soldi). Passando all'analisi della personalità del personaggio, appare vuoto ma non distaccato, eventualmente spietato ma non romanticamente cinico come è sempre stato. Quando ad esempio, all'inizio del libro, riconosce il buon lavoro del suo avversario, un vero 007 gli dedicherebbe al massimo un sorriso a denti stretti, non un'ovazione mentale. Il rispetto che ha dimostrato nei confronti degli avversari, nel corso degli anni, non deve e non può sfuggire né al sarcasmo, né a quella punta di presunzione, che costituisce il suo fascino e la sua forza. Carta Bianca non è un'avventura di 007, ma piuttosto un racconto tratto da un film inesistente, senza charme e senza verve, adatto al grande pubblico e totalmente dimentico degli appassionati al personaggio e al genere. Non riesco a capire, dove Deaver abbia lasciato il suo stile (che io ho apprezzato in altri libri thriller come ad esempio "Profondo blu" piuttosto che "Sarò la tua ombra" dove il senso di oppressione dei personaggi ben si adatta ad una spy story).