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Una testa in gioco
 
Una testa in gioco 2014-06-24 18:17:50 Renzo Montagnoli
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
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5.0
Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    24 Giugno, 2014
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I dubbi di Maigret

Il nemico pubblico N. 1 dei criminali, il celeberrimo commissario Maigret, è roso dal tarlo del dubbio, perché nel caso del delitto di due donne (una ricca signora e la sua cameriera) tutti gli elementi probatori hanno portato a individuare come colpevole un ragazzone frustrato, tale Heurtin, incriminato, processato e condannato a morte. L’istinto naturale, o meglio il fiuto, lo portano a temere di aver preso un granchio e alla fine, a costo di veder vanificate le sue possibilità di carriera e il suo stesso posto, tanto fa che riesce a convincere il giudice istruttore Coméliau a far fuggire l’imputato, nella convinzione anche che sia l’unico modo per poter arrestare eventuali complici, dove quell’eventuali è avvertito dal poliziotto parigino come quasi una certezza.
Inizia così uno dei più bei gialli scritti da Simenon, con un susseguirsi di eventi che incollano il lettore al libro in un’ambientazione a tratti crepuscolare delle rive della Senna. Ma se Heurtin è un sempliciotto, magari un po’ ritardato, non è così l’avversario che Maigret incontra nella sua indagine, perché Radek, così si chiama, è un cecoslovacco che ama giocare con la morte, pregno di un’autostima che rasenta la follia, lucido tuttavia e talmente intelligente da disseminare falsi indizi e con la pretesa di giocare come un gatto con il topo.
Riesce anche simpatico in questa continua tenzone con la polizia, ma sono apparenze, perché dietro i suoi occhi si cela il male solo per il gusto di essere comunque superiore a tutti.
Per un po’ Maigret annaspa, poi comincia a stare al gioco e infine lentamente sgretola la sicurezza del suo avversario, fino a quando gli vibra la stoccata finale.
Quindi, come al solito, l’intuito del celebre commissario si è dimostrato determinante, evitando che la testa di un innocente rotolasse nel cesto e assicurando alla giustizia e al boia il vero colpevole.
E’ un racconto asciutto, teso come una corda di violino, e che ancora una volta stupisce per la straordinaria capacità di Simenon di sondare la psiche di un criminale. Resta sempre la straordinaria umanità dell’uomo massiccio e dallo sguardo impenetrabile che risponde al nome di Maigret.
Da leggere.

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