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Un valzer non proprio viennese
Ogni famiglia che si rispetti ha la sua brava pecora nera. In questo caso corrisponde ad un certo Bill, giovanotto scavezzacollo che con il suo "Club dei Disastri" (un nome, una garanzia), girovaga per il Texas orientale a combinarne di cotte e di crude. Fino ad alzare l'asticella della demenza e del pericolo, precipitando così in un guaio in cui rischia di lasciarci la pelle dopo che alcuni dei suoi compari sono passati a miglior vita in modo tutt'altro che misericordioso.
Urge l'aiuto di zio Hank, vessillo di un sogno americano simboleggiato dalla splendida e maliziosa moglie, da due figli adorabili e un impiego tranquillo come proprietario di un videonoleggio. Non mancano la bella casa, il cane e l'ampio giardino, insomma, l'idillio domestico per antonomasia. Peccato che quel sogno raggiunto con fatica e spirito di sacrificio possa dissolversi in un attimo, demolito di riflesso dalle scempiaggini del nefasto nipote, il quale, potendo puntare solo sullo zio per tirarsi fuori dai pasticci, lo coinvolge in un orrendo gioco al massacro.
Solito Lansdale verrebbe da dire, in questo che è uno dei primi romanzi scritti dal folle texano pubblicato in Italia solo anni dopo; chi conosce il buon J.R. non avrà problemi a riconoscere i suoi tratti distintivi con personaggi eccentrici dalla battuta pronta (meglio se greve e/o pungente), inseriti in un ambiente in cui la violenza striscia nel buio pronta ad abbattersi sugli inermi viandanti con efferato impeto.
E su questa foga furiosa è imperniato "Il valzer dell'orrore", una girandola di situazioni limite, spesso faticose a digerirsi, fortunatamente stemperate dalla consueta ironia mista ad una leggerezza narrativa che permette di spezzare la gravità dei momenti più espliciti.
Lansdale lavora sul clichè molto americano dei valori famigliari, manda in pezzi un mondo dorato e poi lo ristruttura a suo modo, ovvero sbeffeggiando la convenzionalità a partire dall'inserimento di discutibili affetti ritrovati pronti a difendere con ogni mezzo quel piccolo angolo di serenità.
Nella speranza che questa volta la pecora nera cambi colore o per lo meno resti confinata nel suo recinto.
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