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Nuovo romanzo, vecchie impressioni
Qualche mese fa scrissi una recensione sul primo libro letto di questa autrice, dall'accattivante titolo di " Non è mia figlia".
Dissi che erano buoni i presupposti di partenza ma le tante idee, ottime per un giallo, erano rimaste intrappolate in una narrazione piuttosto scialba e priva di personaggi degni di nota.
A distanza di qualche mese ho voluto dare una nuova chance a Sophie Hannah e verificare se con questo nuovo romanzo fossero stati fatti dei passi in avanti.
Di seguito le mie impressioni.
In " Non l'ho mai detto" ritroviamo una trama che ha tutte le carte in regola per destare la massima curiosità nel lettore, accompagnandolo, mano per mano, in un giallo più che avvincente.
Amber Hewerdine convive con una domanda che la tormenta dal lontano 2003. Perché mai quattro membri della sua ampia famiglia scomparvero, mentre si trovavano raccolti per i festeggiamenti natalizi in una splendida villa del Surrey? Perché , ritornati improvvisamente la sera, non vollero dare spiegazioni? Perché nessuno ha mai voluto in dieci anni parlare di quel fatto? E' forse per questo che soffre ormai di una invalidante insonnia? C'è un qualche collegamento con la morte della sua migliore amica Sharon?
E' evidente che quel pizzico di brivido e di curiosità necessario per far decollare un romanzo giallo ci sia tutto. E posso anche affermare che per oltre la metà del libro la curiosità non fa che crescere, nutrita da una giusta dose di indizi ed eventi ben congegnati.
Tuttavia anche questa volta la magia non dura a lungo.
Nella seconda parte il filo logico del racconto sembra spezzarsi, la trama diviene meno lineare e molto introspettiva, alcune scene appaiono del tutto superflue , addirittura noiose, e a risentirne e il gusto nella lettura.
Non c'è più nulla che trasmetta un qualche brivido, una qualche emozione forte. Le parole scorrono, rimane l'interesse per sciogliere i nodi della vicenda, ma nulla più.
A mio parere il climax discendente che sembra colpire, purtroppo, i romani della Hannah vanno attribuiti soprattutto nell'incapacità di gestire a lungo personaggi interessanti.
La coppia di detective che segue il caso è detestabile, irritante per incompetenza oltre che priva di un minimo di charme.
Al contrario, la protagonista è forse l'unico soggetto che mi ha incuriosito. Amber è consumata dal desiderio di risolvere il mistero che circonda la sua famiglia, ma non sa come fare se non scavare, a vuoto, nei propri ricordi. Il confine tra curiosità, paura a follia sembra essere labile.
Peccato che tutto ciò venga solo fatto sentire l'odore.
Emergono le paure di Amber ma non le risposte ad esse, emerge una personalità complessa, anche in relazione con la propria dimensione affettiva, che però non si riesce ad afferrare.
Si termina il libro e ci si rende conto che molto di più si poteva dire.
Una lettura senza infamia né lode.
Non credo che ci sarà una terza possibilità.