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Zombie iberici
Non un romanzo che brilla per originalità - impossibile non pensare a "Io sono leggenda", tanto per spiattellare uno tra i titoli più rinomati sul tema - eppure la storia dell'intraprendente avvocato galiziano in balia di un mondo in cui gli esseri umani si sono tramutati in qualcosa di tremendamente pericoloso in fin dei conti acchiappa.
Non tanto per la prima parte, piuttosto noiosetta, quanto per la seconda, dove comincia ad interagire con i pochi scampati all'epidemia.
Si denota uno stile semplice ma efficace nel creare tensione senza dimenticare un pizzico di indispensabile ironia. Passaggi action dal buon impatto e un discreto approfondimento psicologico del protagonista, con relativa trasformazione dettata dall'istinto di sopravvivenza, fanno di questo romanzo una lettura piacevole soprattutto per gli amanti del genere. Ci sono tutti gli ingredienti del filone ben amalgamati: il senso di minaccia perenne, gli attacchi dei non morti, fino alla lotta spietata in un mondo imbarbarito, non solo dall'assenza della più semplice tecnologia, ma anche dalla scomparsa di ogni morale che tramuta ogni incontro in un potenziale pericolo.
Loureiro poi riesce spesso a restituire un grande senso di impotenza, acuito da una solitudine viscerale che sconvolge più volte il protagonista avvolto da un mondo senza più luce.
Fortunatamente un moto di speranza accende le basi per il capitolo successivo, seconda tranche della trilogia zombesca in salsa iberica che sicuramente porterò a termine.
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