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Non si tratta con i farraginosi
Un libro molto drammatico e attuale, dove emergono tanti aspetti che sono riconducibili alla ricerca della felicità e al rovescio della medaglia quando diviene una chimera irraggiungibile. Come l’insoddisfazione della propria vita, la ricerca dell’amore e l’incertezza di chi ha difficoltà nel manifestare i propri sentimenti e quando questo accade vince la paura che prende il sopravvento e lo tramuta in odio. La bellezza dell’amore diviene appannata e quasi sfuma tra le pagine perché James M. Cain le ha macchiate di terrore, di alcool e di irriverente bisogno di evasione. Evasione dalla vita quotidiana, con il presentimento che fuggire da un posto sia il modo perfetto per raggiungere la felicità e che esisterà sempre un posto migliore lontano da dove si vive.
La voce dell’Io narrante è di Frank, un vagabondo, nullatenente e quasi parassita, che conosce Cora una bella giovane donna insoddisfatta del suo matrimonio con un grassone che racimola quattrini di origine greca, vittima del sogno americano. Siamo nell’America della grande depressione e i due si ritrovano in molte cose, si amano e si odiano, compiono gesti, speculano e tramano un omicidio per un solo scopo, fuggire assieme e tentare la fortuna altrove. Le cose tra i due cambiano, si innescano situazioni che non lasciano scampo alla sincerità, alla fiducia, si sfaldano le basi del loro amore e poi basta ascoltarsi, capirsi che si ritrovano più vicini, complici e amanti che mai. Un susseguirsi di azioni e dialoghi contrastati, irriverenti, quasi insopportabili, ma il testo è breve e perfetto per il fine ultimo del messaggio, che per l’uomo è facile fare il male il difficile è propendere alla redenzione. Finisci per amare i due per la loro spontaneità che li ha portati sull’orlo del baratro per la mancanza della più elementare forma di moralità, perché il loro amore è al di sopra di tutto anche quando le incertezze aleggiano come l’aria che respirano e l’opportunità di amare è il frutto del contrasto di ciò che in realtà il destino cuce addosso e che con devastante violenza restituisce ai protagonisti il peso delle loro colpe.
Lo strazio delle ultime pagine suggellano lo stile di James M. Cain, un Proust dei poveri come lo definiva il suo contemporaneo Chandler, una prosa asciutta, essenziale, carica di patos che con destrezza riesce a tratteggiarlo di tinte noir lasciando ampio respiro alle emozioni, intensissime nere emozioni.
“Siamo due miserabili Frank….Non siamo stati all’altezza del nostro amore. Come un bellissimo motore d’aeroplano, che ti porta in alto, nel cielo, al di sopra delle montagne: che se lo applichi a una Ford, la rompe in mille pezzi. Questo eravamo, Frank. Un Paio di Ford….”
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Commenti
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Tendente a fare giustizia, peraltro: si sentono troppi commenti sbilanciati sui "bollori" della storia (forse indotti dal film, più che dal libro) e molto poco sulla "Depressione" (forse c'è chi pensa che le due cose si elidano a vicenda). In realtà l'angolo visuale dell'erotismo di Cain è strettamente collegato al tempo in cui si svolge la storia. Ma tu l'hai detto meglio di come lo sto dicendo. Brava.
Poi ha un titolo bellissimo .
Bel commento !
grazie!!
@Cristina
Aspetto di conoscere le tue impressioni, io dello stesso autore ne ho altri tre da leggere
@Rollo
Grazie...e chi se li scorda J. Lange e J. Nicholson :D
anche se c'è una pellicola ancora più vecchia del '46
@Cub
Prendilo cosa aspetti :)
La scena del bancone infarinato e delle teglie di pane da infornare che volavano giù con forza è una scena molto erotica, anche se viene ricordata poco quando si fanno riferimenti alle scene hot dei film cult. Nel libro ovviamente come diceva Rollo il sesso è descritto in sordina, ma ha una leggera e gentile carica erotica pur non essendo esplicito.
Ecco... ti ho detto tutto :D
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