Dettagli Recensione
Taxi, prego. Mi porti ad Oslo. Anzi, forse no ...
La stella del diavolo è un romanzo che ho avuto il piacere di leggere in questi ultimi mesi. Il commissario Hole, di cui avevo già fatto conoscenza in uno dei sequel(L'uomo di neve), mi costringe a fare un passo indietro per tuffarmi in un'avventura ambientata in un'insolita e calda Oslo di piena estate. I nemici stavolta sono ben due: un killer che commette omicidi efferati portandosi dietro marchi di fabbrica davvero poco onorevoli e un altro commissario che sembra - ma solo all'apparenza -l'uomo che Harry non è mai stato, né sarà mai, quel Tom Waller tanto efficiente quanto inquietante. Chi la spunterà tra Harry e Tom?
Comincio col dire che quello che molti hanno etichettato come capolavoro di Hole, il già accennato Uomo di Neve, a me è parso un thriller normale dal ritmo molto lento per quanto riguarda le prime 200 pagine e un'esplosione totale per quanto riguarda le ultime 200. Per questa ragione, quando sono andato alla Mondadori, ho deciso di dare a Nesbo e al suo commissario una seconda possibilità, scegliendo il titolo che più mi incuriosiva e al tempo stesso intrigava.
Devo dire che Nesbo riesce, con le prime 150 pagine circa, a farti tuffare in una Oslo piacevole che, seppur teatro di orrori, riesce a farsi amare e a diventare famigliare agli occhi del lettore. Anche Hole è interessante, in un'opera che dosa bene la sua qualità di poliziotto e le sue capacità umane, sempre messe a dura prova da avversari invisibili come i sentimenti per la bella Rakel, l'astinenza da un alcol che però lo ricaccia nel buio più totale e le false verità all'interno di un corpo di polizia davvero poco lindo e capitanato da quel Waller che, francamente, riga i testicoli per tutto il libro.
Dopo le 150 pagine, però, qualcosa si affloscia. Nesbo inserisce sette, forse otto personaggi nel giro di poche pagine e li descrive in maniera prolissa, stanca, ridondante, troppo approfondito. Francamente, pur apprezzando il lavoro dell'autore, credo che al lettore non importi un accidente della doppia vita della vecchina solitaria o di quante volte lei abbia portato a lavare il tappeto persiano(per dire). Ripeto, lo stile di Nesbo è davvero buono, sembra, a volte, che le immagini si susseguano naturalmente senza ausilio di alcuna immaginazione, ma l'autore non riesce a mantenere in tensione il lettore fino alla fine, o almeno non ci è riuscito con il sottoscritto.
Telefonata la colpevolezza dell'omicida, che non appena viene presentato ispira qualcosa di strano per i più attenti. Troppi gli indizi che portano a lui(i strani gusti sessuali, la sua poca presenza in ambito di indagine, il suo carattere quasi del tutto insospettabile ...), insomma, l'assassino non mi ha sorpreso. Per riassumere, faccio prima ad elencare cosa mi è piaciuto e cosa non mi è piaciuto.
What was TOP
-Harry Hole; tormentato, frustrato, incompreso. Non è un protagonista originale, ma si sa far amare, specie nelle pagine intermedie dell'opera e in alcune scene che per evitare spoiler non posso qui inserire.
-La figura di Rakel. Nesbo la descrive benissimo. Una madre apprensiva incerta del proprio futuro. Okay.
-Le parole dell'ultimo capitolo, il 43. Sono scelte sistematicamente, accuratamente e se Nesbo voleva suscitare un'emozione forte, per quanto mi riguarda c'è riuscito alla grande
-Le prime 150 pagine. Incalzanti, veloci, mai ripetitive.
What was FLOP
-Le interminabili descrizioni della vita di personaggi secondari, forse anche terziari, mai importanti alla fine per una trama che si riduce a se stessa.
-Il piano dell'assassino. Francamente non si può costruire una trama intrecciata per 450 pagine e poi risolverla con disinvoltura come se niente fosse accaduto per un reale motivo. La giudico una presa per i fondelli bella e buona e la casualità degli eventi non è mai una risposta giusta per chi legge un giallo.
-L'assassino stesso. Ancora una volta, i personaggi che gravitano attorno a nostro commissario sono pochi e l'omicida è intuibile dal primo momento che entra in scena. Poi, con le scene successive, apriti cielo ...
-La lotta finale contro Waller. Confusionaria, a dir poco. La narrazione è impeccabile, chiariamoci, ma davvero confusionaria. In alcuni punti le dinamiche delle azioni sono forzate, oggetto di sforzo di immaginazione, ben lungi dallo stile che Nesbo ha saputo, ad arte, creare per tutta l'opera.
In definitiva, La stella del diavolo è un libro che ha il suo bel potenziale, ma che non regalerà - almeno per quanto ne penso io - emozioni così forti ai propri lettori. Si tratta di un thriller con personaggi principali ben caratterizzati, una forza interna molto efficace, ma anche al contempo di un libro prolisso, sfiancante, decisamente poco lineare e che non rispetta - sempre secondo il sottoscritto - le attese venutosi a creare, né soddisfa l'hype che Nesbo ha giustamente creato nelle pagine che precedono la fine degli efferati omicidi dell'assassino.
Onestamente non so se incontrerò ancora Hole. Per me che sono un Holmesiano doc, un fan di Poirot, cresciuto con i romanzi crudi di Dennis Lehane, "La stella del diavolo" è apparsa un sonnifero. Con tutto il rispetto per Nesbo, grande autore e professionista, questo libro si poteva terminare in 250 pagine al massimo e risparmiarsi tante figure di contorno che non fanno altro che creare fumo e nebbia senza risultato.
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Commenti
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Sono ovviamente questioni soggettive, io mi aspettavo molto di più da un mostro del calibro di Nesbo. Libro - a mio modesto avviso - prolisso e ripetitivo. Un thriller, sempre per quanto mi riguarda, non può permettersi un ritmo del genere per 450 pagine.
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Forse tu ti sei fatto prendere la mano da Nesbo e ti sei dilungato anche tu nella recensione! =)