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Il Grisham che non ti aspetti...
Mi trovo in difficoltà a recensire questo libro: non si tratta di un cattivo romanzo, ma ben al di sotto delle aspettative che evoca il nome di John Grisham. L'idea che sta alla base del romanzo è senz'altro buona, vertendo su questioni ereditarie e soldi di dubbia provenienza. Tuttavia lo stile narrativo - inspiegabilmente direi se confrontato con altre opere dell'autore - risulta piatto, privo di mordente, di introspezioni psicologiche e descrizioni. Leggendo questo romanzo ho avuto la sensazione, benchè scritto in terza persona, di essere di fronte ad un diario o meglio ad un'agenda, di quelle che riportano freddamente i vari appuntamenti. In altre parole, la narrazione scorre in maniera piatta, in un freddo susseguirsi di vicissitudini al limite dell'interessante, sullo stile "raccontami la tua giornata". La differenza di questa "caduta di stile" va ricercata evidentemente nella tipologia dell'opera: se Grisham è indubbiamente il re dei legal-thriller lo stesso non può dirsi per i romanzi che si discostano da questo filone. Sarebbe potuta essere un'ottima opera se solo l'autore si fosse impegnato maggiormente a descrivere le ansia, le fobie, i turbamenti, le vessazioni che Ray Atlee è stato costretto a subire a cagione delle vicissitudini che lo hanno coinvolto in un intrigo ben al di sopra della sua portata. Già questo avrebbe senz'altro fatto virare la recensione verso l'alto e avrebbe magari svelato un Grisham bravo anche nei thriller a sfondo psicologico.
In definitiva non si tratta di un brutto romanzo, la storia è scorrevole e allo stesso tempo interessante. Tuttavia non aspettatevi colpi di scena o un ritmo incalzante: tutto scorre con una sorprendente calma sino all'inaspettato finale (che io peraltro, per mero intuito, avevo intuito sin dai primi capitoli).