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L'incubo di Jerusalem's Lot
In questa sua seconda opera, il "Re" del brivido mette in scena la tematica che costituirà l'ossatura, il pilastro portante di tutta la sua successiva produzione: l'eterna lotta tra bene e il male e l'irrefrenabile peculiarità di quest'ultimo di trovare sempre una strada per insinuarsi nel mondo reale.
Lo stile dell'autore è un po' acerbo se paragonato ad alcuni dei suoi capolavori seguenti, ma cattura sin dalle prime righe e procede con ritmo incalzante fino alla fine, senza incappare in momenti di stallo e senza dilungarsi in parti prolisse e narrativamente prive di suspance.
Il terrore permea tutta la trama dell'opera e l'atmosfera descritta dipinge perfettamente il paesaggio lugubre e macabro di Salem's lot, fin quasi a farci assaporare l'aria tetra e opprimente che lo pervade.
Immancabile poi la presenza del soprannaturale che, per alcuni potrebbe risultare assurda ma che a mio parere è dotata di una resa emotiva di grande effetto: sin da queste prime scritture King mostra tutto il suo potenziale.