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LA CORNWELL CAMBIA STRADA
Ecco un altro capitolo che vede Kay Scarpetta protagonista. La mia opinione su questo ennesimo libro della Cornwell è sempre positiva. Il personaggio dell’anatomo-patologa, trovo che abbia molti punti di contatto con la scrittrice, non tanto per il tipo di lavoro che svolge, ma per quanto concerne l’evoluzione caratteriale e le opinioni riferite alla vita.
Lo sapevate che la Cornwell nasce come cronista di nera? Lo sapevate che ha imparato a pilotare un elicottero proprio come il personaggio di Lucy (nipote di Kay)? E si è immersa in tenuta da sub, pur non avendone un particolare desiderio, solo per rendere più vivide e reali le scene descritte nei suoi libri?
Oltre al fatto che la descrizione quasi maniacale di tante tecniche e procedimenti, deriva da uno studio approfondito.
Negli ultimi libri la scrittrice ha imboccato una strada diversa. La Cornwell è stata una delle prime autrici (se non proprio la prima), a far entrare il lettore in obitorio; dopo di lei, molti scrittori hanno percorso la stessa via, e sono nate anche parecchie serie televisive incentrate sulle gesta di più o meno improbabili di medici legali ed investigatori. L’autrice ritiene che il pubblico sia sufficientemente tempestato di informazioni riguardo a tecniche di indagine poste in atto in sala autoptica, ed è per questo motivo che ha iniziato a “curare” maggiormente l’aspetto psicologico dei propri personaggi.
Ecco che l’inossidabile ed instancabile Kay Scarpetta, non la ritroviamo solo a fare elucubrazioni più o meno complicate sulle cause di decesso dei suoi “ospiti”, ma comincia a svelare parti di sé che la rendono più umana e meno “super-donna”; lo stesso dicasi per l’investigatore Marino, il Profiler dell’Fbi nonché marito Benton e la nipote Lucy.
Questo ha reso le ultime letture, non totalmente prevedibili, ma sono state introdotte note differenti, molte delle quali dal sapore dolce-amaro.
Ma veniamo al libro in questione…. Altre donne uccise, caccia all’ennesimo serial-killer. Cosa c’è di diverso?
I pensieri intimi di Kay:
“ Le persone sbagliano, ogni cosa si rivela inferiore alle aspettative. Quando nasciamo, crediamo in un sogno che cerchiamo di realizzare, ma che piano piano dubitiamo di riuscire a concretizzare e che finiamo per temere, e il sogno a poco a poco arrugginisce,marcisce, si scolora, si decompone, avvizzisce, muore e torna POLVERE ( richiamo del titolo).”
Ma chi sta parlando secondo voi? Il Personaggio Kay o la scrittrice Patricia?
Altra nota originale è la velata denuncia nei confronti di possibile corruzione nelle alte sfere delle agenzie governative:
“ E’ fin troppo facile cedere alla tentazione di considerarli eroi e volerli emulare….Non c’è nulla di più impressionante e più sexy dell’Fbi, finchè non ti scontri con la sua totale assenza di senso pratico e di meccanismi di controllo interno…..”
Ecco quindi che Kay, Benton, Marino e Lucy non devono solo combattere con il mostro che uccide in modo crudele giovani donne; ma devono combattere anche con qualcuno nelle alte sfere dell’Fbi, che cerca in tutti i modi di insabbiare prove e screditare la credibilità dei nostri beniamini.
E’ un vero braccio di ferro che viene intavolato su più fronti. Più spazio quindi agli stati d’animo dei personaggi principali e meno spazio rubato da descrizioni di autopsie ed esami specifici. Il serial-killer non invade prepotentemente la scena, ma per la prima volta, non sento più di tanto l’esigenza di seguirlo troppo da vicino, forse perché la mia attenzione è spostata altrove….
Proprio per questo mi sento di dire: “Patricia sei sempre molto abile a condurre il lettore dove tu vuoi che arrivi…”
Buona lettura amici!