Dettagli Recensione
Quando l’omicidio seriale è il mezzo per un “busin
(contiene limitata percentuale di spoiler)
So di andare controcorrente, ma questo romanzo, che pure tanto successo ha avuto, mi ha convinto poco o niente.
Per carità, nella storia dei serial killer c’è di tutto e di più. Per trovare forme eccentriche o efferate di crimini che superino ciò che nella realtà è accaduto, bisogna veramente fare sforzi di fantasia. E qui veniamo al punto essenziale (scrivo essenziale, perché non unico).
Qui abbiamo – ma cerco di sintetizzare la narrazione, perché il rischio di farla, inutilmente, lunga, è concreto - una coppia che, contrariamente alla concorrenza, spinta per lo più da pulsioni sessuali, da vendetta, dal piacere del dolore altrui e via dicendo, vuole utilizzare la propria creatività criminale per metter su una sorta di business. S’inventa, così, il modo più semplice che esista per far soldi facili: sequestrare (ovviamente eliminando eventuali inutili comparse quali parenti, mariti, fidanzati, ecc.) donne in stato avanzatissimo di gravidanza, per seppellirle dentro una sorta di bara opportunamente interrata e nutrirle quanto basta per la loro sopravvivenza (l’autrice ci risparmia, per fortuna, ogni sgradevole descrizione circa le modalità più materiali di tale sopravvivenza, la cui durata può essere anche di settimane) fino al momento del parto. Dopodiché l’infausta viene eliminata e il neonato venduto, tramite “broker” all’uopo individuato, a coppia interessata all’adozione.
Un espediente, come d’ immediata comprensione, semplice, privo di rischi e di facile attuazione (tra parentesi, l’elemento femminile della coppia di s.k. a un certo punto finisce nelle patrie galere e a occuparsi del nascituro nelle successive fasi, con annessi e connessi, è quello maschile, notoriamente idoneo a tali incombenze).
Ma ho scritto che non è l’unico punto poco verosimile della storia. E in effetti, a parer mio, non lo è.
Questo racconto non è che una puntata di una serie di grande successo che ha come protagoniste Maura Isles, una patologa (epigono della più nota Kay Scarpetta) e l’ispettrice di polizia Jane Rizzoli.
Per rendere più appassionante questa puntata, si fanno risalire le origini natie della patologa giusto appunto alla decritta coppia di ingegnosi criminali (siamo alle soglie del fotoromanzo). Ma la cosa più originale è che il racconto inizia con il rinvenimento del cadavere di quella che – si scoprirà poi - è la sorella gemella della patologa, da cui deriverà tutto un susseguirsi d’indagini che porteranno alla scoperta dell’intero albero genealogico delle due nonché all’operatività della coppia di s.k. e dei loro brutali crimini, salvo venir fuori poi che l’originario omicida della gemella è quello che una volta nei gialli sarebbe figurato come il mitico “cameriere” (vale a dire, personaggio impensabile, fuori dai giochi).
Ribadisco il concetto che quest’autrice raccoglie grande successo, sicché quello sopra descritto è parere del tutto personale e relativo a questo unico titolo della serie da me letto. In simili circostanze direi che. pur con le riserve evidenziate, l’assegnazione delle “tre palle” sia atto dovuto.
Buona lettura.
Indicazioni utili
Commenti
2 risultati - visualizzati 1 - 2 |
Ordina
|
2 risultati - visualizzati 1 - 2 |