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Si indaga su un serial killer con protezioni altol
Patricia Cornwell ci propone in questo nuovo intrigante romanzo la sua abituale protagonista, l’anatomopatologa forense Kay Scarpetta, alle prese con una vicenda che sfiora addirittura ambienti vicini alla Casa Bianca e che mette a nudo vistose magagne e sporchi affari dell’FBI. L’abile Kay indaga su alcuni omicidi commessi da un fantomatico serial killer, ostacolata da un alto personaggio corrotto del Bureau Federale: questi trama per depistare in ogni modo le indagini, allo scopo di nascondere o insabbiare loschi traffici personali. La nostra investigatrice agisce da par suo, decisa a venire a capo dell’intrigo, con il valido supporto del marito esperto di profili biometrici, della rampante e supertecnologica nipote Lucy, nonchè del fidato detective Marino; all’attività professionale alterna, in questo romanzo più che in altri, pause di “riflessione” : sono momenti in cui si mimetizza tra i suoi affetti (tra i quali anche il timido Sock, un levriero malato e salvato dallo sfruttamento delle gare cinofile), forse esausta dalle diuturne attività in sala anatomica. Kay, dopo una vita di investigazioni e di spasmodica ricerca della verità, comincia a chiedersi il perchè di tanti delitti e di tanta efferata malvagità: si spezzano spesso sogni, resi irrealizzabili dalla crudeltà dell’uomo, e non resta quindi, questa l’amara realtà, che “mettere ordine”. E Kay Scarpetta è abilissima nel mettere ordine, attraverso la sua attività di medico forense . Per un vecchio anatomopatologo come lo scrivente opinionista, sono da invidiare i mezzi ultratecnologici di cui dispone la protagonista : tavoli interattivi, radiografie, TAC e angioTAC, proiezioni tridimensionali delle scene del crimine, esami tossicologici sofisticati e quanto di più moderno e aggiornato possa fornire un Istituto di medicina legale all’avanguardia. Ai miei tempi, un tavolo anatomico, forbici, bisturi e un vecchio microscopio ottico per gli esami istologici e… due buoni occhi per fornire diagnosi veritiere. Tornando a noi, Kay Scarpetta smaschera alla fine i colpevoli, dopo una resa dei conti emozionante, e si gode, finite le indagini, un periodo di tregua circondata dagli affetti familiari.
Buon romanzo, forse un po’ prolisso e dispersivo, con meno colpi di scena del solito e con più “riflessioni” personali. Kay Scarpetta ama lasciarsi un pò andare, parlando spesso di sé, della alienante intrusione della dura professione nella sua stessa vita e nei suoi affetti. Non basta “mettere ordine” : sarebbe anche bello sognare e lasciarsi cullare dal ritmo di una vita più tranquilla.