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Pilgrim
A New York un detective della polizia indaga su un omicidio strano e apparentemente irrisolvibile, una donna infilata in una vasca da bagno piena d’acido in uno squallido hotel di una zona malfamata. Non è l’occupante della camera, che risulta vivere lì dall’11 settembre, ma una persona con cui ha avuto una notte di sesso e droga, un’incontro occasionale, insomma.
Chi è la donna, irriconoscibile?
Sul luogo del delitto, in un angolo discosto, c’è un altro uomo, un giovane. E’ uno sconosciuto anch’esso, un personaggio dalle molte identità che presto si scoprirà essere una spia legata da un rapporto d’amicizia con il detective, autore di un libro su delitti irrisolti.
In pratica questo è l’incipit del libro, un’indagine per omicidio che si sviluppa e funge da sottotrama per una storia molto più ampia che porterà Pilgrim (nome in codice della spia) in una caccia all’uomo senza esclusione di colpi per salvare gli Stati Uniti da una minaccia gravissima alla propria sicurezza nazionale.
Sì, è il solito libro post 11 Settembre, sì i soliti terroristi cattivi che vogliono stroncare la civiltà americana… ma sapete una cosa? E’ scritto bene.
L’autore è uno sceneggiatore di fama e si vede. Nonostante i tempi televisivi/cinematografici siano completamente diversi, il tipo ha talento e senso del ritmo e si sente benissimo…
C’è qualche flashback, che serve ad inquadrare i nostri protagonisti, qualche atto eroico che male non fa e c’è la caccia all’uomo, crudele, senza remore, che deve essere fermato anche passando sopra ad ogni remora morale. Perché rappresenta il male più puro, colui che vuole uccidere civili inermi per qualche senso di vendetta o perché una qualche religione ha deciso così.
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