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Reacher don't reach the top
Perdonate il gioco di parole tra il nome del protagonista e il verbo inglese "reach", cioè raggiungere, ma questo è un libro che dovevo assolutamente recensire. Da dire che è stata la prima(e probabilmente ultima) volta che ho letto Lee Child.
Il romanzo di Child non mi piace essenzialmente per tre motivi:
1. Viene presentato come un thriller, ma del thriller non ha davvero nulla, a parte forse una smodata passione dei protagonisti per le armi da fuoco. Le movenze del protagonista sono da film d'azione anni '80, quelli in stile esplosione mentre si corre disarmati verso una meta ignota. Incredibilmente pompato.
2. Il protagonista, quel Jack Reacher che negli USA viene tanto idolatrato, qui da noi fa la figura del brocco. O almeno per me la fa. Non mi sono mai piaciuti i superuomini. Un personaggio, per essere credibile, deve avere un punto debole. Reacher sembra Terminatori 10.0 e francamente in un libro in cui il protagonista si sbarazza così facilmente dei suoi avversari ... non c'è molto da raccontare.
3. Lo stile di Child è, almeno secondo la mia modesta opinione, ridondante e prolisso, fastidioso e snervante. Presenta il suo eroe come una sorte di "man who never must ask" e la cosa è irritante specie se ad una frase semplice di uno dei tanti dozzinali protagonisti del romanzo, Reacher risponde con uno sguardo alla The Undertaker e sbuffa allargando le narici.
In definitiva, queste parole non le ho mai dette per nessun libro, guardatevi il film che è meglio. Gli effetti speciali, almeno, vi salveranno da una narrazione fine a sè stessa.
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