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Finta di Lehane, dribbling di Angie, cross di Kenz
Il titolo che ho dato alla recensione rispecchia bene le ultime pagine. Vi è un lavoro corale. E per corale intendo che ognuno fa la propria parte in maniera ineccepibile. Ad un certo punto sembra essere catapultati in una rissa da strada a fazioni divise. Ma andiamo con ordine.
Doveva essere l'ultimo capitolo di una saga dal successo pazzesco. Doveva, ecco. Ma non è stato così. 12 mesi dopo La casa buia, Lehane ritorna con Pioggia nera, dark thriller immerso nella foschia completa e che a tratti spaventa perchè scopre il nervo sociopatico che vi è in ognuno di noi. Lehane adotta lo stile ai personaggi. Patrick Kenzie non vive più con Angie Gennaro, che l'ha scaricato dopo il caso della piccola Amanda. I due protagonisti sono dilaniati dal dolore, pallide controfigure dei giovanotti dei primi libri: ora parliamo di adulti formati e cresciuti, di persone con rabbia e rancore che abbandonano il consueto stile di vita e provano a cambiare. Senza riuscirci, dovrei aggiungere.
Patrick Kenzie ha una nuova donna, Vanessa, che però costituisce solo uno svago sessuale(e la cosa è ovviamente reciproca). Continua ad essere innamorato di Angie, che però è lontano da lui e vive un periodo di appannamento umano iniziato con la morte di Phil e proseguito con i due libri successivi. Una ragazza molestata, un pestaggio allo stalker eseguito da Patrick e Bubba, poi l'inevitabile: la ragazza si suicida. Così. Senza apparenti ragioni. Kenzie indaga e viene a sapere che negli ultimi mesi qualcuno ha distrutto la sua vita provocando al fidanzato un incidente e facendo sì che Karen si prostituisse e si desse alla droga e all'alcol. Ma chi è il folle che si diverte a stuprare le anime degli innocenti? E che legame hanno con lui i Dawe, genitori di Karen? Il finale è cinematografico, ma ancor di più non lascia spazio a lieti eventi e conclusioni pacifiche. No, la fine di Pioggia Nera è un pugno nello stomaco da parte di un tipo sornione che una volta che vi ha colpiti vi guarda sorridente e vi fa capire con il solo sguardo che al mondo niente è come sembra e che non v'è spazio per chi non si sa adattare.
Un libro forte, che prova a ricalcare le orme seminate a metà tra Buio prendimi per mano e Fuga dalla follia. C'è paura, c'è inquietudine, ma sono disseminate in dosi minori; c'è tanta introspezione, tanti pensieri, ragionamenti contorti, deduzioni e incontri. Si può parlare di un thriller diviso in due parti: le prime 200 pagine sono veramente ben scritte e ti fanno immergere nell'anima del protagonista; le successive 200 sono praticamente magistrali e si susseguono in un crescendo di phatos incredibile. In poche pagine avvertirete il cambio di ritmo e di tono.
Lehane conferma uno stile stupendo, ma per sua volontà adattato a ritmi più lenti(almeno per le prime 200 pagine). Contenuto con moralità altissima, piacevolezza estrema che rialza la testa nelle ultime 200 pagine. Un libro dotato di forza propria e che starebbe in piedi persino di fronte al più esigente critico.