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Arie cinematografiche e senso morale alle stelle
Di tutti i libri di Lehane dedicati alla coppia Kenzie/Gennaro, questo è quello che mi ha colpito di meno. Sarà perchè manca di spargimenti di sangue eccessivi, di scene forti che avevano caratterizzato i precedenti libri(e che caratterizzeranno il successivo), sarà perchè Lehane qui gioca a fare la voce angelica di una storia controversia e dunque appetibile ai più, sarà perchè mi è parso eccessivo dedicare un romanzo intero alla storia di una bambina scomparsa, sarà anche colpa del pessimo adattamento cinematografico dei fratelli Affleck, ma "La casa buia" alias/aka/come preferite "Gone Baby Gone" è un romanzo scritto benissimo, dalla morale autentica e possente, ma la cui piacevolezza scade a metà.
La trama è molto semplice: Amanda è una bimba piccolissima scomparsa nel nulla. Si trovava a casa sua, nella sua cameretta e dopo pochi minuti non c'era più. La zia di Amanda si rivolge alla coppia Kenzie Gennaro, che oltre al caso già spinoso di per sé, troveranno anche l'ostacolo della madre di Amanda: una donna con seri problemi di alcolismo e di droga che sembra però non avere un alibi consistente per il momento del fatto. A far da contorno a tutto ciò vi sono diversi personaggi interessanti, molto, ma dico molto controversi, quasi il contrario di ciò che appaiono e alla fine vi è la risoluzione dell'enigma in maniera abbastanza repentina, abbastanza buona, per carità, ma ben lontana dagli standard a cui Lehane ci aveva abituati.
Questo è un libro del 1998, quindi ha qualche annetto, ma si mantiene attuale perchè parla ovviamente della sparizione dei bambini, anche se in questo caso l'aguzzino di Amanda aguzzino non è affatto(per motivi che poi vedrete alla fine del libro e che non anticipo per evitare lo spoiler). Gone Baby Gone porta alla luce divergenze di coppia e di lavoro di Patrick e Angie e il libro si conclude con quello che a mio avviso è un timido, ma al tempo stesso incisivo cliffhangher in vista del successivo libro. Non è un libro che mi sento di sconsigliare, anzi. Ma non è un capolavoro all'altezza degli altri di Lehane e questa sua mancanza è dovuta non allo stile(straordinario come sempre), non al contenuto(che riesce a far riflettere e a non mostrarsi mai in prima linea rispetto alla storia), bensì a quell'impercettibile sensazione di storia risparmiata. Di sicuro Lehane non è del mio stesso parere, ma l'impressione è che uno per quanto apprezzi il suo sforzo è perfettamente conscio del fatto che avrebbe potuto fare mille volte meglio. Insomma, se leggete per la prima volta Lehane, prendete qualche altro titolo dell'autore, che di sicuro vi farà conoscere il genio del bostoniano. In questo libro, secondo il mio modesto parere, siamo solo al 70/80% del talento creativo di Lehane.