Dettagli Recensione
I miei 31 punti sul caso Harry Quebert
31) E’ vero, Marcus Goldman, che in un libro è importantissimo l’ultimo capitolo, ma in questo caso l’ho trovato un tantino posticipato rispetto a quello che si aspetta il lettore. A un certo punto, il mio ipotetico lettore avrebbe voluto spegnere l’abat-jour e andarsene a dormire perché il caso è ormai risolto, e invece…
30) L’unica cosa che ho trovato davvero interessante è il periodico riproporsi dei consigli che Harry Quebert ha dato a suo tempo a Marcus Goldman per diventare un vero scrittore, uno scrittore di successo. Questi flashback di tipo educativo dovrebbero giustificare la caparbietà con cui Marcus cerca di scagionare il suo maestro. Più o meno sono le stesse indicazioni che danno i blog di letteratura e Masterpiece, quindi devo presumere che siano azzeccati. Essendo pure quelli che ha seguito anche Joel Dicker, con il risultato di vendere milioni di copie in tutto il mondo, bisognerà che incornici questo vademecum per il mio prossimo libro.
29) Incornicerò questa guida alla scrittura e la metterò accanto a tutte le altre, per cercare di disattenderle tutte, queste benedette regole. Tanto, a me non interessa vendere, mi interessa scrivere solo di ciò che mi interessa. E scusate il bisticcio di parole.
28) Sono gli anni di questo scrittore, e nel libro si sentono tutti. Si sentono le serate passate davanti alle sit-com di stampo americano, con lo stereotipo delle mamme che dominano consenzienti mariti-zerbino, apprensive fino allo sfinimento nei confronti dei loro rampolli.
Però macchiette simpatiche.
Comunque, tanto di cappello a un autore che alla sua verde età ha già raggiunto obiettivi di tutto rispetto. La stoffa dello scrittore c’è, la grinta e la furbizia pure. Quando potrà attingere anche alla sua esperienza di vita, probabilmente diventerà lo scrittore che oggi ho visto in embrione.
7) Davvero improbabile che un’assassina alla Erika, piromane per giunta, passi dapprima per indemoniata agli occhi di due pastori protestanti ( di cui uno è il padre alla De Nardo), e diventi poi una dolcissima, bellissima, innocentissima mangiatrice di uomini suo malgrado…
6) Ammesso e non concesso quanto sopra, non quadrano parecchi riferimenti alla fantomatica madre assente-presente.
3) Un altro punto interessante del libro è la scoperta che il capolavoro scritto da Harry Quebert è, in verità, il frutto del plagio nei confronti di un oscuro scribacchino di lettere d’amore mai arrivato al successo.
2) Forse il tributo allo Scrittore Ignoto è stato inserito da Joel Dicker per placare il senso di colpa che prova nell’aver saccheggiato alcune serie americane, da Twin Peaks a Gold Case ( con farcitura dell’american pie di qualche film dove i colpevoli sono sempre i buoni).
1) Tutto sommato, comunque, un libro avvincente, con qualche difettuccio come sopra descritto. Sempre meglio un romanzo avvincente che inviti alla lettura che un mattone scritto benissimo, ma che si fa fatica a tenere aperto.
0) Se avete l’impressione che abbia saltato qualche punto, è solo perché sto per spegnere l’abat-jour.