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I SOGNI POSSONO MORDERE
I SOGNI POSSONO MORDERE
Non ho mai avuto molta simpatia per le etichette e le rigide suddivisioni tra generi e sottogeneri, ma leggendo questo romanzo mi sono resa conto possiedono una funzione non disprezzabile: preparare il lettore al nuovo mondo che sta per sperimentare. Chi apre questo romanzo aspettandosi un thriller rischia di rimanere deluso o disorientato, ritrovandosi immerso in un genere completamente diverso.
Secondo una recensione citata in copertina (The Guardian) l’autore “rinnova con estremo gusto il genere thriller”; secondo me, invece, si tratta di qualcosa di più d’una semplice divagazione. Non è stata una sorpresa leggere che l’autore ha vinto il Philip K. Dick award: gli immaginari dimenticati di Michael Marshall Smith somigliano ai replicanti e gli androidi cari al grande autore di fantascienza, ma poco hanno da spartire con “il mondo oscuro del crimine americano” annunciato dalla stessa citazione.
Come i replicanti furibondi e disperati di Dick o i teneri cloni di Kazuo Ishiguro, gli “immaginari”, le creature “più umane dell’umano” di turno si ritrovano a costruire ipotesi e abbozzare risposte sulle stesse domande, molto care anche ai loro autori. Chi siamo? Dove andiamo? Che cos’è la realtà? Quali sono i confini del sogno e dell’immaginazione?
Gli "immaginari" si distinguono tra loro, si organizzano, si specializzano, creano miti e tassonomie per dare un senso alla loro esistenza. Provano odio o ammirazione nei confronti del “mondo delle persone reali”, che li ha dimenticati, rifiutati, esclusi. Anche loro ci mostrano i lati più oscuri dell’umanità, quindi il peggio possiamo fare per noi stessi.
Il sangue e la morte non mancano in questa storia dal ritmo disuguale, dallo stile che tocca vette di eccellenze e goffaggini stupefacenti, che incuriosisce senza costruire una vera e propria suspense, che promette e a volte mantiene. L’azione a tratti si perde, si appesantisce, si annacqua in pagine e pagine e pagine di descrizioni. I personaggi rivelano il loro spessore e i loro segreti all’improvviso, nel mezzo della trama, in focalizzazioni rapide e illuminanti, che costituiscono la parte migliore del romanzo.
“Sui marciapiedi si riuscivano a vedere anche delle persone che andavano su e giù, si fermavano, aspettavano, vivevano. Non avevo dubbi che alcune di loro fossero reali. Ma non avrei saputo dire quali o se la cosa avesse qualche importanza.”
Personaggi reali e immaginari si muovono in ambienti urbani, soprattutto strade folli e affollate, dove il moto perpetuo delle persone e della riflessione ci conduce a contatto con i confini, dove realtà e immaginazione si confondono e si costruiscono a vicenda.
“Dopotutto, ognuno di noi contiene moltitudini, chi siamo stati o forse chi abbiamo amato o ucciso.”
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Commenti
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Ecco come i gusti modificano le recensioni... e per fortuna de gustibus non disputandum est! :)
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Solo a me non e' piaciuto.