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Non tornerai mai più
 
Non tornerai mai più 2013-12-30 07:58:17 drysdale
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drysdale Opinione inserita da drysdale    30 Dicembre, 2013
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Un thriller svedese

“Un thriller spietato. Un libro che in Svezia ha fatto scalpore”. Così recita la seconda di copertina del libro, invogliando al suo acquisto.
In Svezia, a quanto pare, è in atto una proliferazione di autori del genere giallo/thriller. Petter Lidbeck, con il suo vero nome (questo) scriveva, fino a qualche anno fa, esclusivamente romanzi per bambini. Con un certo successo, a quanto pare. Poi la sua casa editrice – come si legge in una intervista rilasciata nel novembre 2012 – iniziò a pubblicare anche romanzi per adulti e lo invitò a misurarcisi. Così, tanto per non esser da meno al fenomeno pilota Stiegg Larsson, il nostro non solo si è riciclato come autore di thriller, ma, con lo pseudonimo di Hans Koppel, ha messo in cantiere addirittura una trilogia, della quale “Non tornerai mai più” ha costituito il primo passo seguito poco dopo dal secondo, “Ora sei mia”, pubblicato da Piemme lo scorso ottobre.
La storia non è molto complessa e neanche particolarmente originale. Un terzetto di bulli di scuola, con la complicità di un quarto componente di sesso femminile, Ylva, sottopone ad abusi sessuali una compagna, esperienza che condurrà quest’ultima al suicidio. I suoi genitori si vendicano, successivamente, nei confronti dei tre autori, per poi sequestrare Ylva, nel frattempo sposatasi e divenuta madre di una bambina. L’idea della coppia di sequestratori è quella di stravolgere la mente della donna, con la segregazione e la violenza, anche sessuale, fino a portare anch’essa al suicidio.
Il libro - che non capisco per quale motivo avrebbe fatto tanto scalpore in Svezia dato che la storia non è certo più truculenta di tante altre, letterarie e non, che l’hanno preceduta – non sarebbe neanche tanto male. Qualche personaggio, però, ha dovuto sacrificare la propria credibilità alle esigenze narrative dell’autore, assumendo comportamenti poco comprensibili (vedi quello dei due agenti investigatori, modelli stereotipi d’imbranataggine) se non addirittura irrazionali (la moglie del sequestratore sa perfettamente che tra marito e prigioniera la violenza è stata da un pezzo sostituita da erotismo hardcore ma, chissà perché, continua a sperare che quest’ultima si suicidi).
In definitiva, un romanzo senza troppe infamia e lode: lo leggi in un pomeriggio e più o meno nello stesso tempo lo rimuovi dalla mente. In giro, comunque, c’è sicuramente di molto peggio.

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