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Qui inferus feris inferus perit
Sempre di corsa il nostro professore di Harvard, Robert Langdon, ancora una volta protagonista di un romanzo veloce e trascinante con caccia al tesoro tra Italia e Turchia, raccontate entrambe attraverso le bellezze artistiche di cui dispongono. Non delude il Signor Brown, come sempre imprigiona il lettore in un inseguimento serrato dietro le elucubrazione mentali del professore di simbologia stavolta convalescente. Fin dall'inizio l'attenzione è alta e il mistero fervente, Langdon senza memoria, ritorna sui suoi passi per capire com'è arrivato all'ospedale fiorentino che sta lasciando in tutta fretta a bordo di uno scooter guidato dal suo medico curante.
Romanzo avvincente e avvinghiante, come un pitone sulla preda, circonda con le sue spire e intrappola con la sua trama densa, incentrata sull'uomo e sulla millenaria diatriba tra il Bene e il Male e se dall'uno può scaturire l'altro e viceversa. Intreccio articolato, intricato e complicato, che pagina dopo pagina, s'ispessisce e si assottiglia passando attraverso la critica dello sfruttamento delle risorse del Pianeta, la discussione tra scienza e religione con la definizione dei limiti della prima in relazione ai principi etici imposti della seconda, la peste, come purificazione dell'umanità, e la rilettura dei canti dell'Inferno dantesco, come chiave per sciogliere gli enigmi. Dai lussuriosi fino ai traditori, ritroviamo citazioni e racconti di tutti i peccatori infernali di Dante, con particolare riguardo all'ignavia, citato nel romanzo (“I luoghi più caldi dell’inferno sono riservati a coloro che in tempi di grande crisi morale si mantengono neutrali “) come il peccato odierno, spesso causa, con i suoi tentennamenti, di danni maggiori di quelli prodotti attraverso le azioni errate o cattive. A contorno della trama, i riferimenti all'arte e alla letteratura, anche quelli, che possono far sorridere gli italiani, tratti dalle conferenze del professore, e le descrizioni delle città citate. Firenze, Venezia e perfino Istanbul escono da questo romanzo esaltate, con scorci da cartolina. Città idilliache dove la storia permea ogni angolo e il profumo dell'arte impregna l'aria da respirare. Boboli, Palazzo Vecchio, Piazza San Marco, Santa Sofia e gli altri monumenti sono descritti attraverso una lente rosata, sono mostrati come in una guida suggestiva e affascinante che invoglia alla visita.
Riassumendo un romanzo meritevole di lettura dal finale incerto, inutile, incompresibile, inconcludente e non in linea con il resto, un'ingnava conclusione degna dell'Antinferno dantesco.