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“CPI:Un Caso Particolarmente Interessante.”
Non mi capita spesso di leggere un romanzo e averne paura, ma in questa lettura vengo catapultata nella camera n 7 del reparto 9 alla Waldklinik, Clinica specializzata in psichiatria, psicoterapia e psicosomatica, buia, gelida e maleodorante, osservo la donna rannicchiata a terra, accanto al calorifero. La donna è ferita e sporca, e parla con una voce da bambina, cantando una cantilena che parla dell’Uomo Nero che tornerà a prenderla. Le scene, i dialoghi, sono così tetramente narrati che insomma, sono addirittura indecisa se continuare nella lettura…temo ciò che potrei leggere. Sono coinvolta in un modo che non mi piace e mi agita…
La storia ha un ritmo incalzante e ruota attorno a pochi personaggi; alcuni li conosciamo direttamente, altri solo indirettamente, dal racconto dei protagonisti, ma va bene così, perché è come se fossero presenti sempre e comunque; non appaiono pochi, e non fanno neanche sentire la mancanza di altri, perché la storia è ben raccontata, tutto basta ed è sufficiente.
Ellen, Chirs, Mark, le infermiere…sento anche io la puzza della paura.
Non tutto è come sembra. Fino alla goccia che fa traboccare il vaso.
Alla fine della lettura, inquietante è il termine che mi viene in mente, tanto da farmi decidere di accendere qualche luce in questa giornata un po’ umida e piovosa, mettere su un po’ di musica, farmi un bel caffè americano, lungo e bollente, ed uscire finalmente da questa gelida trasposizione.
Sulla piacevolezza un piccolo appunto: nonostante l’evidente trasporto suscitatomi dalla lettura, ho iniziato e perdere un po’ interesse, mi è sembrato un film già visto. Ecco, l’interesse e la curiosità mi hanno spinto a leggere senza sosta per capire, per arrivare alla fine…ma mi sono davvero posta questa domanda: dove ho già visto questo film????
Che storiaccia!!!