Dettagli Recensione
Il processo
Walter Elliot, magnate dell’industria cinematografica, è accusato dell’omicidio della moglie e dell’amante di lei. La scena del crimine è una splendida villa a Malibu, a picco sul mare ed avvolta dalla privacy. Gli indizi portano a Elliot, ma prove schiaccianti non ce ne sono. Oltre ogni ragionevole dubbio, è proprio lui il colpevole? Starà all’avvocato Haller far emergere la verità processuale; è per questo che lottano i difensori in aula, non tanto per l’assoluta verità, ma per ciò che gli atti dimostrano e c’è una netta differenza fra le due cose. A volte, si conosce solo la menzogna.
Un legal thriller ben studiato. Si assiste ad un processo nei mini particolari ed è interessante vedere come funziona la giustizia americana, cosa succede in aula, le parti in causa, la composizione della giuria, l’accusa e la difesa. Viene presentata sotto vari aspetti la figura dell’avvocato, con i pro e i contro, al lettore pare di indossare toga e pettorina (in Italia è così, ma non credo che a Los Angeles siano d’uso).
La prima metà del romanzo manca di mordente e vi sono dei punti inverosimili, dei passi falsi che non donano credibilità alla storia. Poi, l’attenzione e l’interesse aumentano per la meticolosità con la quale l’autore espone lo svolgimento del processo. Il tutto è scritto con semplicità ed ampiamente spiegato, un quadro criminale chiaro.
I personaggi, compreso il protagonista, e gli ambienti non sono descritti, qualche informazione viene fornita ma non se ne ha una conoscenza piena.
La voce narrante è l’avvocato Haller. La figura famosa del detective Bosch in questo romanzo è marginale, la parola è lasciata alla difesa.
Concludendo, una lettura interessante e piacevole per calarsi nei panni dell’avvocato del diavolo e ricordate che a volte è meglio non conoscere la verità.
“Tutti mentono. La polizia mente. Gli avvocati mentono. I clienti mentono. Mentono persino i giurati”.