Dettagli Recensione
Buona la partenza, ma...
" Non è mia figlia ".
Già il titolo risulta terribilmente accattivante, non c'è che dire. E se si ha tempo di leggere brevemente il riassunto della trama nel retro del libro non si può che confermare questa prima, ben promettente, impressione.
Una giovane madre, Alice Fancourt, torna a casa e afferma che la bambina nella culla non è sua figlia, nata da pochi giorni. La placida vita di una benestante famiglia viene scossa, nè il marito della donna nè l'algida suocera le credono. Tuttavia la polizia, spinta dalla tenacia di questa, inizia ad indagare.
Si apre così un mistero in bilico tra follia e dubbi.
Il libro parte in modo eccellente, l'orrore di Alice si fa subito manifesto e violento agli occhi del lettore. L'autrice, in modo sagace, avvia il romanzo proprio toccando le corde di una delle paure più ataviche di ciascun genitore: subire la scomparsa del proprio bambino.
Perdere le sue tracce nel nulla.
La trama sembra così pronta a dipanarsi tra i pensieri irrazionali ed angosciati della madre e il rifiuto della famiglia, che la crede pazza, ad accettare il suo disperato urlo di terrore.
Bisogna ammettere che i presupposti per scrivere un giallo davvero di alto livello c'erano tutti. L'autrice avrebbe potuto dedicarsi ad una attenta analisi psicologica dei personaggi, cercando magari di elaborare in modo approfondito i conflitti irrisolti del nucleo familiare e lasciare a poco a poco al lettore il piacere di conoscerli, scavando nelle menti dei pochi protagonisti.
E' un peccato però che, a parer mio, si sia persa per strada. Dopo i capitoli iniziali, davvero appassionati, il ritmo della vicenda diventa decisamente meno incalzante e finisce con il perdere quello smalto che sembrava così promettente.
Fin da subito diventano troppo nette e chiare le posizione di ciascun personaggio sulla vicenda, le personalità sono troppo ben delineate e persino la figura di Alice, anziché farmi provare compassione, mi è risultata un poco antipatica. I due poliziotti che indagano sulla presunta scomparsa non aggiungono poi nulla di emozionante al racconto.
Mi sono ritrovato più di una volta a non veder l'ora che la narrazione riprendesse a seguire da vicino le vicende della famiglia Fancourt, anziché perdersi dietro le analisi della piuttosto banalotta coppia di detective.
Insomma, tante attese e grandi aspettative, tante possibilità da sfruttare ma perlopiù rimaste disattese.
Il finale del libro non mi ha esaltato ma soprattutto mi è parso poco coerente con la piega psicologica del racconto che le prime pagine sembravano suggerire.
Non mi sento di sconsigliarlo del tutto ma credo che non si possa rimanere un poco frustrati dallo spreco della trama. Come spesso si dice a scuola, mi sentire di suggerire all'autrice Hannah: " Le capacità ci sono ma manca l'impegno!"
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