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Meglio l'originale...
Nell’’unico viaggio intrapreso da Freud in America nel 1909, in compagnia dell’allora discepolo Jung, per tenere alcune conferenze sulla sua nascente e appassionante materia, il famoso psicanalista viennese sviluppo’ inspiegabili sentimenti di animosità verso gli americani definendoli addirittura “selvaggi” e manifestò una serie di disagi fisici che imputò a quell’esperienza. Inutilmente i suoi biografi hanno scavato in quell’episodio per cercare le motivazioni di una tale reazione che, con molta probabilità, potrebbe aver tratto origine da incognite circostanze, si pensa addirittura traumatiche. Il romanzo d’esordio di Jed Rubenfeld, costituzionalista e professore di Diritto a Yale, prende spunto da questo viaggio e intesse un intreccio dalle connotazioni di thriller psicologico, sullo sfondo di una New York agli albori del XX secolo . Ed è proprio la ricostruzione della realtà storica di questa città, cosi’ dinamica e fermentante, con i primi grattacieli che incominciano a levarsi ad incredibile velocità, con le sue strade in cui ancora coabita un cocktail di auto e carrozze, con le lotte volte verso l’affermazione di una supremazia di potere politico,sociale, monetario o di pensiero, ciò che da un po’ di vitalità a questo libro,altrimenti insipido e spesso incongruente. Un bel pastrocchio che con Freud, Jung e Ferenczi, vede all’opera il gotha della psicanalisi dell’epoca in collaborazione con un simpatico e probo detective, tale Littlemore e con un giovane psicologo americano, il bel dottor Stratham Younger alla ricerca di un psicopatico assassino presunto seriale per i suoi recidivanti rituali.
Nelle 457 pagine del libro c’è quindi un po’ di tutto: teorie edipiche e varie disquisizioni freudiane, dispute psicologiche, complotti scientifici, cadaveri scomparsi, oscuri bordelli, antichi processi, pazzi che entrano ed escono nottetempo dal manicomio grazie alla loro posizione sociale e finanziaria, donne bellissime fintamente innocenti o dalla doppia personalità, sedute psicanalitiche “ sui generis”, transfert mal gestiti, amletiche elucubrazioni che portano a interpretare lo shakespeariano “ Essere o non essere” non come un “essere o non esistere” ma come un “Essere o sembrare”, in cui il sembrare non è altro che un fingere, un interpretare un ruolo e quindi agire per raggiungere il proprio scopo e il non essere rappresenta solo la staticità del non agire e non una interpretazione della morte. Troppo poco per esserne coinvolti, perlomeno in un simile contesto. Molto meglio leggere le opere originali di Freud come “L’interpretazione dei sogni” o gli “ Studi sull’isteria” o quelle sugli archetipi e l’inconscio collettivo di Jung o la storia del loro coinvolgimento con Sabina Spierlein esempio di donna che riuscì a non perdersi nei meandri del transfert e del controtransfert e ad essere fedele a se stessa travalicando la malattia fino al riscatto totale, storia molto ben descritta e riportata in “ Diario di una segreta simmetria”, opera del recentemente scomparso psicanalista napoletano Aldo Carotenuto, a dimostrazione che da questo insolito triangolo nacquero le idee piu’ innovative in materia, idee che ancora perdurano nella loro sorprendente attualità.