Dettagli Recensione
Capolavoro
Il potere del cane è forse il più grande romanzo mai scritto sul traffico di droga, un noir di una potenza tale da sconvolgere anche i più incalliti appassionati del genere, come il sottoscritto.
Don Winslow racconta in modo romanzato, e senza alcuna pietà, il mondo dei cartelli messicani, il loro modo di fare affari, le loro guerre. Dal Messico alla Colombia, da New York alla California, in lungo e in largo, senza sosta: la droga segue un percorso tortuoso e per certi versi geniale, che Art Keller – agente delle DEA di stanza in Messico – conduce senza esclusione di colpi.
Art, così come tutti i personaggi de Il potere del cane, è un uomo distrutto da una vita passata in prima linea. Quella che combatte per 29 anni (l’arco temporale in cui si sviluppa la narrazione) è una guerra che ha fatto un numero imprecisato di vittime, e in cui nessuno può dirsi innocente. Nemmeno lui, Art, che fa parte dei “buoni”. Nel romanzo di Winslow, infatti, non ci sono i classici buoni da lieto fine. In questo mondo è impossibile non sporcarsi le mani, soprattutto se la questione diventa qualcosa di personale, un'ossessione ai limiti della malattia.
L’obiettivo dei cartelli messicani – guidati da Tìo Barrera – è quello di inondare di droga le strade degli Stati Uniti. In questo scenario hanno un ruolo rilevante, sebbene in modo diverso, anche Nora Hayden (prostituta d'alto bordo), padre Juan Parada (un prete comunista), Sean Callan (sicario irlandese), Sal Scachi (agente della CIA), la polizia federale messicana, le famiglie mafiose italoamericane di Chicago e New York, i nipoti di Tìo Barrera (Adan e Raùl) e Antonio Ramos.
Non è un caso che in un’intervista, Winslow abbia dichiarato che il 90% di quello che c'è scritto in queste 715 pagine è reale, nomi e personaggi esclusi. Senza fare della facile ideologia, Il potere del cane ritrae in modo poco lusinghiero anche alcune politiche estere degli Stati Uniti, nella fattispecie quelle portate avanti nel centro e sud America.
Un romanzo spietato, quindi, da cui è davvero difficile staccarsi, corroborato da una narrazione diretta e attenta – a volte forse anche troppo – in cui ogni singolo protagonista appare spaventosamente reale.