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La purezza del giallo
Neppure duecento pagine per narrare il lavoro svolto, oltre Manica, dalle “celluline grigie” dell'investigatore belga più noto al mondo e del suo fido amico Hastings. Un intricato caso di investigazione, in cui, Poirot, viene chiamato ad indagare da una lettera inviata dal morto stesso e si ritrova a duellare con investigatori francesi che “usano metodi differenti”. Una battaglia tra francofoni a colpi di prove e deduzioni, dove la logica la fa da padrone e, ovviamente, il suo massimo sostenitore, diviene, fin da subito, il dominatore delle scene, adocchiando minimi particolari e trionfando sugli altri.
La Christie sorprende e affascina con questo giallo dalla sceneggiatura classica, dove si ritrovano i suoi elementi basilari: l'ambiente chiuso e apparente inviolabile, l'eredità contesa, l'intreccio amoroso celato in apparenza e disparati qui pro quo. Su queste basi, dà prova della sua maestria, tirando fuori colpi di scena pagina dopo pagina con la stessa abilità con cui i maghi fanno comparire i conigli dai cappelli e addolcendo le vicende con scene di amor cortese.
Il ritmo del romanzo è serrato, in alcuni punti è talmente eccessivo da lasciare interdetti, ma rimane immutato il piacere della lettura visto che, come nel romanzo stesso si afferma, “l’ordine sorge dalla confusione“. Offusca gli altri personaggi il nostro Poirot, il suo carisma prorompe e colui che, dell'egocentrismo smodato ne ha fatto virtù, è caratterizzato ancora dalle sue peculiarità, come l'eccessiva precisione, ed esaltato, in questo romanzo, dalla presenza di Hastings, cruciale spalla e narratore delle vicende.
In poche parole: l'essenza del giallo in un classico d'annata.