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un incubo in crescendo..
Sono pochi i libri capaci di catapultarci in un certo contesto e di farci vivere le esperienze narrate come se noi stessi facessimo parte della trama...uno di questi è certamente Shining del "Maestro" dell'horror.
Sì, perchè il tasso di suspance e di "partecipazione" del lettore in questo romanzo si attesta su livelli vertiginosi: si viene catapultati all'interno della scena quasi fossimo noi i registi del "film" a cui stiamo assistendo durante la lettura.
La narrazione è un percorso nei meandri delle tenebre, un continuo scendere nell'oscurità della mente umana condito da un crescendo di follia, scaturita dai fantasmi che albergano all'Overlook Hotel e dal male che - tematica classica del repertorio di King - cerca ogni occasione e ogni strumento possibile per manifestarsi.
Pilastro fondamentale della storia è l'aura, il luccichio (peccato che il termine non traduca appieno il significato della controparte inglese del titolo) posseduto dal piccolo Danny, figlio di Jack e Wendy Torrance, ossia la sua capacità di percezione e di lettura del pensiero e degli avvenimenti del futuro.
Lo stile dell'autore cattura dalla prima riga e ha una capacità incredibile di trasmettere nel lettore le stesse tonalità macabre e oscure che permeano le vicende narrate: il livello a mio parere è eccelso e dotato di una modernità disarmante pensando che ci troviamo davanti a un'opera del 1977 - un esempio: gli intemezzi fra parentesi posti all'improvviso a indicare i flashback o i deliri dei personaggi ...
Il libro differisce in diversi aspetti rispetto al capolavoro cinematografico del maestro Kubrick soprattuto nel finale assolutamente diverso da quello del film e sinceramente ho apprezzato più la versione letteraria di quella su grande schermo.