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Il messaggio nella bottiglia
Ancora una volta, si resta intrappolati nella storia e nello stile inconfondibile di Jussi Adler-Olsen che non smentisce la sua destrezza narrativa, nemmeno nel terzo romanzo thriller della serie Sezione Q, dove il detective Carl Mørk indaga sui cold case, insieme alla sua squadra formata da Assad e Rose.
Il messaggio nella bottiglia è un thriller paragonabile a una vera e propria bomba di adrenalina, partendo dalla situazione angosciosa di partenza: un ragazzino, sconosciuto e spaventato a morte, scrive con il proprio sangue un messaggio, lo mette in una bottiglia, la sigilla con il catrame e ne affida il contenuto al mare e a degli ignoti destinatari nella speranza che gli siano d’aiuto. Una serie di eventi, a distanza di molti anni, fanno giungere il messaggio nella bottiglia sulla scrivania di Carl Mørk, che il pubblico dei lettori ha già imparato a conoscere e ad apprezzare. Scettico come sempre, Carl Mørk fatica sempre un po’ a farsi coinvolgere da un caso, ma a spronarlo e ad indirizzarlo nella giusta direzione per decifrare quel misterioso ed agghiacciante messaggio, consumato dal tempo, sono sempre il suo collaboratore, Assad, intuitivo, imprevedibile e simpaticissimo, e la sua, strana e dark, segretaria Rose.
Non c’è niente di facile. L’indagine è complessa, sempre avvincente, esplosiva e non subisce rallentamenti. Il colpevole è misterioso e lucido nel suo modo d’agire e di programmare le sue atrocità. A suo modo, anche l’omicida ha un suo fascino, un mistero che lo avvolge, e sembra essere così bravo e metodico, da non lasciare indizi o tracce per poterlo identificare. Così bravo che di lui non si conoscono nemmeno i crimini.
Jussi Adler-Olsen è stato bravo, sino ad ora, dopo La donna in gabbia e Battuta di caccia, a scrivere thriller in serie, uno diverso dall’altro e ognuno a suo modo speciale. Stupendi nel loro modo di attrarre i lettori più esigenti del genere, nel modo di raccontare le vicende, intricate e all’apparenza insolubili, alternando efferatezza di azioni a umorismo di battute. Assad è la nota di simpatia sempre onnipresente nell’indagine, ma è anche lo snodo nelle situazioni più complicate. Pur essendo così simpatico, Adler-Olsen ce lo tiene, ancora in parte, avvolto nel mistero, ma lo ha reso una spalla indispensabile per Carl Mørk.
Questo romanzo è anche pieno di donne interessanti. Ritroviamo la stramba segretaria Rose, che abbiamo conosciuto nel secondo romanzo della serie, e altre tre donne che si rivelano eccezionali, nonostante le avversità, e i loro nomi sono Mia, Isabel e Rakel, figure femminili che riescono a rimanere memorabili.
Jussi Adler-Olsen ha sapientemente scritto anche il terzo romanzo della serie Sezione Q, destreggiandosi fra atti criminali, violenza, amori indecifrabili e approfonditi ritratti psicologici. Ancora una volta, ha saputo fare centro. Il messaggio nella bottiglia è un thriller fantastico da non lasciarsi sfuggire.
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