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Asylum
Le pennellate vigorose, cupe e melodrammatiche di Pierre Soulages sulla copertina dell'ultima edizione di "Follia" sono la più fedele rappresentazione delle impalcature mentali di Stella, protagonista di questo romanzo psicologico dell'universalmente osannato McGrath.
Stella, bella nell'aspetto, moglie di psichiatra criminale e madre di un bimbo di appena dieci anni, è incardinata nei ranghi di un'esistenza in apparenza risolta quando, nella calda estate del 1959, decide di rompere gli argini dell'ordinarietà. E lo fa nel modo più sconvolgente. Ingaggia una relazione passionale di natura ossessiva con un criminale uxoricida, Edgar Stark, uomo intelligente, astuto, dalla "vitalità animale", stimato scultore, completamente schiavo della sua arte e della sua follia.
Il marito di Stella, Max Raphael, uomo votato alla carriera e dalla madre ingombrante, è il vicedirettore della struttura manicomiale inglese che ospita Stark. A narrare le drammatiche e distruttive vicende della protagonista, distorta paladina della libertà di scelta, è la benevola voce di Peter Cleave, anch'egli psichiatra nel medesimo ospedale, che segue personalmente Stark ("era uno dei miei" ripete più volte nel corso della narrazione).
L'ambientazione scelta da MacGrath è austera come solo può esserlo una struttura manicomiale criminale costruita seguendo le lineari regole architettoniche vittoriane, "un'architettura morale, che esprime regolarità, disciplina e organizzazione". È contro questa pulizia di luoghi e di intenti, contro l'asfissiante disciplina sociale che Stella decide di stagliarsi in favore del disordine, dell'emotività esasperata, dell'azzardo e perfino dell'anaffettività. La moglie e madre decide di non brillare di luce riflessa, ma di far onore al suo nome, Stella appunto, e splendere di una propria torbida lucidità.
E allora sceglie la sua temeraria ossessione anche a costo di subirne lo squallore:
"basta stare in un lurido buco e guardarsi allo specchio per vedere qualcosa di altrettanto lurido, e cominciare a comportarsi di conseguenza."
"Follia", il cui titolo originale è "Asylum", termine ambivalente (rifugio e manicomio) e dalla sonorità inquietante, è un romanzo a strati, in cui i ruoli si capovolgono, in cui la voce del forte si fa flebile e il debole mostra un vigore inaspettato e in cui persino la voce narrante procede quietamente come un corso d'acqua sotterraneo per poi riemergere in superficie con sconvolgente e propulsiva ambiguità. E così l' incipit, in apparenza banale, "le storie d'amore catastrofiche contraddistinte da ossessione sessuale sono un mio interesse professionale ormai da molti anni" assume man mano che gli eventi ci vengono mostrati, attraverso lo sguardo a volte "svagato" di Peter Cleave, una pregnanza tutta nuova.
Lo stile di MacGrath è sicuramente accattivante. La costruzione del personaggio di Stella quale campione di ostinazione, se si riesce a porre resistenza alla naturale forza ammaliatrice di MacGrath, viene fuori nitidamente così come le considerazioni del lettore su sentimenti, famiglie e loro simulacri, vite a-normali o folli, e sulla psichiatria, guest star del libro.
Una buona lettura. Da consigliare, indubbiamente.
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Commenti
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"Asylum": da oggi una parola che per me si arricchisce, illuminata da luce nuova. :-)
@Bruno. Sei molto gentile Bruno e sono molto felice, nel mio piccolo, di averti ispirato.. :-)
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SPOILER.
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Anche se devo dire che poi alla fine così austero il manicomio criminale non era...pensa al ballo e ai loro incontri clandestini...in casa propria :D