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Quelle ossa continuano a reclamare giustizia
Il romanzo che vede per l'ottava volta il det. Harry Bosch come protagonista non delude le aspettative.
Il romanzo prende le mosse dal ritrovamento dei resti di un bambino ucciso venti anni prima che è l'incipit per dare avvio ad un romanzo in pieno stile Connelly, adrenalinico, pieno di colpi di scena e mai scontato.
La trama, come di consueto, scorre veloce senza troppi fronzoli grazie ad una sapiente commistione di elementi descrittivi ed elementi narrativi. Il tutto impreziosito da uno stile di scrittura mai pensante, scorrevole e piacevole. L'unica nota dolente - a mio modesto parere, amante dei gialli ad incastro - è il finale: non è un finale deludente, sia chiaro, ma mi sembra un po' sbrigativo. Un discernimento maggiore delle dinamiche che hanno portato all'omicidio avrebbero sicuramente reso il romanzo, già molto buono sotto tutti i punti di vista, perfetto.
Inoltre questo romanzo strizza l'occhio al successivo "Lame di luce" in quanto ne anticipa la tematica (la risoluzione di un omicidio avvenuto molti anni prima) e l'introspezione psicologica del protagonista che, mentre in "La città delle ossa" è accennata, in quest'ultimo viene approfondita e diventa parte fondamentale della narrazione se non il punto focale della stessa.