Dettagli Recensione
Senza infamia nè lode!
L'ultima fatica del Re del brivido, "Joyland", si colloca in quella vasta area neutra di libri che non lasciano il segno ma che allo stesso tempo non possono considerarsi da cestinare.
Il romanzo si sviluppa come una sorta di giallo in cui gli accenti horror-thriller che sono la firma tipica dell'autore sono del tutto assenti. C'è sempre un qualche collegamento con il mondo paranormale, tanto caro a King, ma è così labile che finisce con l'occupare uno spazio del tutto marginale nello sviluppo della trama.
Il protagonista, Devin, trova un lavoro estivo in un grande parco divertimenti che è stato teatro di un omicidio e si mette, quasi senza volerlo, sulle tracce dell'assassino. Qui incontra la famiglia Ross, una giovane madre con il figlio gravemente malato, il rapporto con i due spingerà Devin a maturare, divenendo al termine dell'estate un uomo, una persona del tutto diverso dal ragazzino che aveva varcato la soglia di Joyland qualche mese prima.
La lettura scorre abbastanza rapida e veloce, lo stile di King è sempre attuale, scorrevole e piacevole. Tuttavia non ho trovato nulla che mi abbia davvero catturato, il tono si mantiene sempre su di un livello medio, la trama non decolla mai del tutto e ci si trova alla conclusione , un pò troppo sentimentale a mio parere, con l'impressione di aver letto un buon libro ma nulla più.
Lo consiglierei? No.
Ma non perchè il romanzo sia pessimo o illeggibile, al contrario è assolutamente godibile e ben scritto. Tuttavia King è un autore così prolifico che se dovessi consigliare un suo romanzo suggerirei uno dei suoi tanti capolavori, da Shining al Miglio Verde, di certo non Joyland.