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Inferno
 
Inferno 2013-08-04 21:29:59 Marta*
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
Marta* Opinione inserita da Marta*    04 Agosto, 2013
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BELLO MA A VOLTE TROPPO ASSURDO!!!!

Ho atteso tanto l’uscita di un nuovo libro di Dan Brown poiché i suoi precedenti romanzi mi avevano fatta innamorare (soprattutto Il Codice da Vinci e Angeli e Demoni). Appena ho saputo dell’imminente uscita mi sono precipitata in libreria a prenotarlo. Appena l’ho preso ero molto ansiosa di cominciare a leggerlo per i riferimenti alla Divina Commedia che ho sempre adorato.
Passiamo ora a parlare di Inferno. All'inizio troviamo un Langdon ferito, debole e affetto da amnesia. Pochi istanti dopo il suo risveglio in ospedale, il professore di simbologia più noto del mondo scopre di essere l'obiettivo di un killer e deve quindi scappare, cercando di ricostruire gli eventi degli ultimi due giorni, eventi di cui non ricorda assolutamente nulla. Il quarto romanzo di Dan Brown comincia così, con una forsennata corsa alla ricerca dei ricordi perduti del professore. Punto di partenza un piccolo proiettore, nascosto nel fodero della giacca del professore,contenente un’immagine modificata dell’Inferno di Botticelli, inquietante dipinto ispirato all’omonima cantica dantesca. Proprio Dante Alighieri si rivela essere il personaggio centrale dell’intricata vicenda perché a lui e alla sua visione degli inferi, in particolare della sua umanità ammassata, disperata e dolente, si è ispirato il visionario progetto dell’ingegnere genetico Bertrand Zobrist, perfetta incarnazione dello scienziato pazzo e megalomane; sotto spessi strati di follia, però, questo personaggio elabora teorie purtroppo non così tanto utopiche. Da qui ha inizio una rocambolesca caccia all'uomo che porterà Langdon a sfruttare la sua conoscenza delle strade, dei cunicoli e dei passaggi segreti dei palazzi per potersi salvare la vita. In un crescendo di azione e di suspense, il romanzo dipana progressivamente, attraverso lo svolgersi di un intricato tessuto narrativo, le fila di un mistero appassionante e inquietante dove niente è quello che sembra e dove si susseguono a ritmo serrato colpi di scena e momenti di grande tensione. Una lotta in cui gli schieramenti avversi finiscono col trovarsi dalla stessa parte e attraverso la quale l’autore ci rivela come a questo mondo i confini fra bene e male non siano poi così netti e precisi, tanto che il male stesso può, esattamente come il bene, diventare talvolta necessario per la salvezza dell'umanità.

Dan Brown, maestro di un genere narrativo che al thriller ha saputo coniugare tematiche storico-artistiche, costruisce ancora una volta un intrigo che, fondendo realtà e finzione, riesce a coinvolgere il lettore e tenerlo col fiato sospeso. Gli scenari sia fittizi che concreti della vicenda risultano molto più famigliari ad un pubblico italiano piuttosto che statunitense (da noi la Commedia di Dante si legge per intero a scuola, come anche riguardo ai musei e i monumenti fiorentini), ma ciò toglie poco, soprattutto per un pubblico non specialista di storia dell’arte o di critica letteraria, al piacere e alla curiosità di decifrare attraverso l’aiuto di Langdon simboli e iconografie, iscrizioni e testi latini, e legare così alla realtà presente raccontata in Inferno i percorsi degli eventi storici del passato. Denso di citazioni e riferimenti colti, lo stile di Brown è invece, come già nel Codice da Vinci, molto più “popolare” di quanto appaia, in grado di catalizzare interesse e attenzione di un pubblico eterogeneo: i più eruditi godranno di piani di lettura più sottili, il resto dei lettori (la maggior parte) ritroverà e riporterà a galla nozioni, anche scolastiche, dimenticate da tempo, ma parte del proprio substrato culturale e formativo.
Di sicuro interesse e attualità è il reale argomento di fondo che fa da base alla trama: il problema globale della crescita della popolazione, smisurata davanti alla capacità del pianeta di tollerarla garantendo le risorse naturali necessarie per tutti. Davanti a questo vero e proprio dramma, attraverso le riflessioni (davvero poi così folli?) di Zobrist, Brown senza dubbio riesce ad inquietare il lettore (in particolare quello più sensibile a questioni etico-morali e ambientali) spingendolo a porsi interrogativi che ad un certo punto sembrano arrivare a ribaltare quella distinzione tra “buoni” e “cattivi” così chiara all’inizio del romanzo. L’aspetto più originale e meno scontato di Inferno è quindi proprio questo, insinuare il dubbio.
Ci sono però alcune pecche nella trama di Inferno: essa stessa a volte è azzardata e in alcuni passaggi rasenta l’assurdo. Le intuizioni di Langdon che lo traggono d’impiccio e aprono nuovi scenari per la sua caccia al tesoro sono spesso forzate; gli escamotage che lui e Sienna usano per fuggire hanno del ridicolo e abbassano notevolmente la qualità del romanzo. E’ solo dopo un centinaio di pagine che il nostro intrepido professore è libero di dar sfoggio delle sue conoscenze e iniziare la caccia che ha funzionato così bene nel Codice da Vinci. In Inferno però provoca una sorta di deja-vu che la rende meno spettacolare, anche se comunque interessante e ammirevole per la quantità di dettagli e nessi che la caratterizzano. Il ritmo dunque diventa incalzante verso metà libro e finalmente si riconosce il migliore Brown. Lo definirei un romanzo “interattivo” perché si può apprezzare appieno solo se si dedica qualche momento alla ricerca: interessante e bellissima la scena del sottotetto di Palazzo Vecchio, ma è necessario sapere come sono fatte le capriate del Vasari e il suo soffitto sospeso per riuscire a visualizzarla. Questo però lo considero un punto a favore di Brown in quanto sprona a documentarsi. Romanzo sconsigliato dunque al lettore pigro.
Un aspetto positivo dei romanzi di Dan Brown è che c’è sempre qualcosa da imparare e quel qualcosa è in genere spiegato bene.

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Il Codice da Vinci, Angeli e Demoni
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