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è vero che W (Interred with Their Bones) assomiglia al codice da Vinci; ma ci si dimentica che il Codice ha tratto ispirazione (eufemismo) da altri libri più o meno famosi, tra i quali Il Pendolo di Foucault e, soprattutto, il Nome della Rosa ( uscito nel 1980 !!...e a sua volta Il Nome della Rosa era debitore a La montagna Incantata, al Mastino dei Baskerville, a L'Isola dei Pinguini e così via,...Voglio dire che nessuno scopre l'acqua calda, neppure il "prodigio" Dan Brown, giacchè la lista dei suoi ispiratori è lunghissima.Il romanzo-giallo W è tutto sommato un buon libro, un filo tecnico e non agevolissimo per chi non sia addentro a cose shakespeariane, ma comunque si lascia leggere.Eessendo l'autrice una docente universitaria e studiosa shakespeariana, il vero valore aggiunto del romanzo è che, a parte i personaggi fittizi e gli omicidi, il resto è tutto vero o verosimile. Inclusa la storia del Cardenio ed il ritrovamento del manoscritto. (vedere su Wikipedia e Internet per credere)
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Inoltre, é vero che "i libri si parlano tra di loro". Peró c'é una differenza enorme tra le numerose citazioni presenti ne Il Nome Della Rosa ed il mero scopiazzare di altri autori. La differenza sta nel fatto che Eco ha
deliberatamente e convintamente deciso di farcire il suo romanzo di innumerevoli citazioni colte, dando cosí il via ad una sorta di gioco tra l'autore ed i lettori, una sfida per cui l'autore semina qua e lá riferimenti alla tradizione letteraria ed il lettore erudito o meno prova a scovarli: Conan Doyle, Dante, San Giovanni, Manzoni...e persino Snoopy! E prova dell'onestá di Eco é l'inizio del romanzo, in cui in una semplicissima ed ironicissima frase ("Naturalmente, un manoscritto") Eco ammette con umiltá di non poter fare altro che rifarsi a quanto i Grandi hanno prodotto prima di lui poiché tutto é giá stato scritto.
Pertanto, di tutti fuorché di Eco possiamo parlare di semplice "ispirazione".
E secondo me é anche una questione di stile, e non intendo stile di scrittura, intendo... stile! Voglio dire... é
un po' come uno che per fare il figo davanti ad una tipa cita Shakespeare, lasciando intendere che quelle
romanticissime frasi sono sue; poi magari, anche grazie all'aiuto del buon Shakespeare, la tipa gliela dá ed il giorno dopo il citatore folle é al bar a vantarsi con gli amici; piú intellettualmente onesto invece sedurre la tipa con "come direbbe Shakespeare...".
Questione di stile. In fondo in fondo l'importante é farsi la tipa.