Dettagli Recensione
Decadente
Un romanzo decadente, non nell'accezione culturale – artistica del termine, bensì in quella della fisica nucleare: al pari infatti di un instabile atomo di plutonio, che emettendo radiazioni tende al piombo, il “delitto di Montmartre” di pagina in pagina perde energia, potenza, valore fino a raggiungere una stabilità elementare degna del prodotto del decadimento nucleare del sopracitato radionuclide. Se da principio il romanzo affascina per l'ambientazione retrò (va indubbiamente concesso alle autrici il merito di aver compiuto un discreto lavoro di ricerca e ricostruzione storica) è anche vero che tale atmosfera al primo cliché, alla prima banalità, si ridimensiona notevolmente fino a ricalcare una profondità narrativa degna di una fiction familiare. Parigi a fine 1800 è una grande città, magari non quanto adesso, comunque già piuttosto estesa e popolata, possibile che il protagonista indaghi proprio al Moulin Rouge e vi incontri proprio Toulouse Lautrec? Capsico che a certe sfiziosità è difficile resistere, ma per l'autenticità talvolta occorre compiere qualche sacrificio, per non decadere nel piattume talvolta occorre astenersi.
Contenutisticamente, nulla da eccepire al romanzo: un discreto plot, un intrigo ben architettato, pochi e realistici colpi di scena e un'indagine accattivante, persino il ritmo adeguatamente calmo e riflessivo risulta appropriato. Dunque se il problema risiede esclusivamente nella mancanza di credibilità di certi ambienti e di certi personaggi, nella artificiosa banalità dei luoghi comuni, non si potrebbe chiudere un occhio in nome della ricerca storiografica delle autrici? No. Una casa potrà anche essere ben costruita con solide fondamenta e materiali di prima qualità, ma se i muri sono scrostati e la vernice è ingiallita, apparirà sempre come un tugurio, una catapecchia, una bettola: abitabile sì, ma vergognosamente indesiderabile. Dunque un romanzo decadente, come decadente è la voglia di portare a termine una lettura farcita di banali e pretenziosi stereotipi, come decadente è appunto il plutonio. E se il “nostro” atomo durante il suo processo di trasformazione emette radiazioni alla lunga nocive per l’uomo, allo stesso modo questo romanzo durante la sua lettura trasmette vibrazioni negative che alla lunga fanno disinnamorare della letteratura. A differenza del suo corrispettivo atomico tuttavia “il delitto Montmatre” ha un indiscutibile pregio, se infatti il plutonio ci mette circa 24000 anni a decadere (generazione più, generazione meno) questo romanzo ci impiega soltanto 336 pagine, in fondo sopportabile no?